Uno+Uno: Duc in altum (G.E. n° 25-34)

Febbraio 2019



Continuiamo a proporre testi di riflessione per sostenere la crescita personale e l’animazione di incontri comunitari.





Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Genèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono“. (Lc 5, 1-11)

… tutti viviamo nello stato di povertà congenita e con l’esperienza della nostra miseria ma, insieme, dobbiamo avere la volontà e il desiderio fattivo di lasciarci afferrare dall’amore trascinante di Cristo verso la pienezza dell’incontro con il Padre. Cogliamo qui il punto cruciale della nostra santità umana.
Siamo delle povere creature – S. Paolo direbbe, vasi di argilla (2Cor 4, 7) – che attratti dalla voce del Padre (S. Ignazio scriveva: «L’acqua viva mormora dentro di me e mi dice “vieni al Padre”», Rm 7) ci sforziamo con sincerità e umiltà di camminare verso di Lui con la totalità del nostro essere. Totalità: e qui ritorna il precetto del Vecchio e del Nuovo Testamento: con tutto il cuore, lo spirito, l’anima, le forze. Del nostro essere: e cioè di noi stessi; che è quanto dire: anima e corpo; individuo, collettività e società; spirituale e materiale; pensiero, sentimento, volontà; tempo ed eternità. Siamo coinvolti in ogni nostra parte e in ogni nostro momento in questa tensione verso la pienezza dell’amore che il Padre ci ha mostrato nel Figlio. …. Chi è santo? Nessuno, perché nessuno può dire di essere arrivato alla pienezza della corrispondenza dell’amore. Chi è il santo? Ogni uomo che con la sincerità e la passione di cui è capace la sua anima cerca di camminare decisamente verso tale pienezza. Il santo allora è un uomo non completo che aspira alla completezza; l’affamato di un amore che egli possiede già, ma solo parzialmente; una creatura bisognosa dei fratelli a cui cerca di dare non il superfluo della sua abbondanza ma tutto ciò che gli è possibile; un uomo immerso nell’oggi ma che guardando l’eterno cerca di anticiparlo, secondo le sue possibilità, nel tempo che egli vive. Egli è l’uomo di Dio, di cui sente sempre più prepotente il bisogno; è l’uomo degli uomini che sente appassionatamente suoi fratelli. Il santo è il capolavoro di Dio e degli uomini; colui di cui ha bisogno Dio e che, insieme, esprime l’ideale degli uomini. Il santo è il luogo dove s’incontra il divino e l’umano; è la continuazione nel tempo dell’amore redentivo e cioè del Verbo che si è fatto carne per inserirci nel suo processo di amore. È per questo che solo Gesù, uomo-Dio, è il vero santo. Ma dopo di Lui e nella sua forza, tutti devono camminare verso l’amore del Padre e sono quindi chiamati alla santità.
(L’Amore è rivoluzione, Guglielmo Giaquinta)


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