Che ci sta a fare Nunzio Sulprizio, canonizzato il 14 ottobre 2018 fra i grandi santi della Chiesa cattolica come san Paolo VI e san Oscar Romero, cardinale salvadoregno, canonizzati nello stesso giorno?
Anche lui, come queste colonne, ha potuto dire “ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” 2Tim 4, 6. Sulle sue labbra è fiorito il sorriso di chi ha ricevuto la corona della gloria, sorriso sgorgato da chi ha abbracciato la Croce ed è morto con la Croce fra le sue braccia.
Nunzio Sulprizio, nato a Pescosansonesco (PE) il 13 aprile 1817 e morto a Napoli il 5 maggio 1836, conobbe fin dall’infanzia e poi nella malattia finale gli orrori della persecuzione umana e del disfacimento fisico.
Orfano di padre e di madre, fu allevato prima dalla nonna materna con amore, ma poi incappò nella malvagità di uno zio, fabbro ferraio nel paese natío. Il giovinetto, spossato dal duro lavoro e dalla privazione anche del cibo, di gracile costituzione, si ammalò di carie ossea dopo essersi ferito ad una caviglia. Si recava alla fonte di Riparossa per lavare la ferita che gli copriva tutto il piede, ma le donne, temendo di essere infettate, ignorando il loro cuore materno lo scacciavano.
Si trasferì diciassettenne a Napoli, dove viveva uno zio, militare di stanza al maschio Angioino, che lo fece curare nel nosocomio da un colonnello medico. Le cure non riuscirono ad alleviargli le atroci sofferenze, anche per l’amputazione dell’arto. La sua preghiera era continua: “La preghiera fiduciosa è una risposta del cuore che si apre a Dio a tu per tu, dove si fanno tacere tutte le voci per ascoltare la soave voce del Signore che risuona nel silenzio”. (GE 149) Lui continuava a sorridere, passando fra i letti dei fratelli ammalati e li consolava portando loro affetto profondo. A questo punto è importante la corrispondenza fra questi atteggiamenti e le beatitudini di Matteo: beati i puri di cuore perché vedranno Dio, beati i perseguitati perché di essi è il Regno dei cieli.
La fama di questo giovane santo si è accresciuta negli anni: presso la fonte di Riparossa a Pescosansonesco fu eretto un santuario meta di tanti devoti. Il santuario si apre su una roccia che fa da sfondo.
Viene spontaneo riportare le parole che papa Francesco ha detto circa le doti dei santi. “La prima cosa è rimanere centrati, saldi in Dio che ama e sostiene. A partire da questa fermezza interiore è possibile sopportare, sostenere le contrarietà, le vicissitudini della vita e anche le aggressioni degli altri, le loro infedeltà, i loro difetti”. GE 112 “Se Dio è con noi chi sarà contro di noi?” Rm 8, 31.
Ancora: il Papa ha indetto per il 2019 l’Anno della gioventù, ascoltiamo con speranza le sue parole: Andate avanti, senza paura, con coraggio, in dialogo (6/10/2018). Non abbiate paura di scelte coraggiose, e non siate giovani/divano. Secondo il Vangelo di Luca, dopo aver accolto l’annuncio dell’angelo e aver risposto il suo sì alla chiamata a diventare madre del salvatore, Maria si alza e va in fretta a visitare la cugina Elisabetta che è al sesto mese di gravidanza. (cfr. Lc 1, 36-39)
Anche lui, come queste colonne, ha potuto dire “ho combattuto il buon combattimento, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” 2Tim 4, 6. Sulle sue labbra è fiorito il sorriso di chi ha ricevuto la corona della gloria, sorriso sgorgato da chi ha abbracciato la Croce ed è morto con la Croce fra le sue braccia.
Nunzio Sulprizio, nato a Pescosansonesco (PE) il 13 aprile 1817 e morto a Napoli il 5 maggio 1836, conobbe fin dall’infanzia e poi nella malattia finale gli orrori della persecuzione umana e del disfacimento fisico.
Orfano di padre e di madre, fu allevato prima dalla nonna materna con amore, ma poi incappò nella malvagità di uno zio, fabbro ferraio nel paese natío. Il giovinetto, spossato dal duro lavoro e dalla privazione anche del cibo, di gracile costituzione, si ammalò di carie ossea dopo essersi ferito ad una caviglia. Si recava alla fonte di Riparossa per lavare la ferita che gli copriva tutto il piede, ma le donne, temendo di essere infettate, ignorando il loro cuore materno lo scacciavano.
Si trasferì diciassettenne a Napoli, dove viveva uno zio, militare di stanza al maschio Angioino, che lo fece curare nel nosocomio da un colonnello medico. Le cure non riuscirono ad alleviargli le atroci sofferenze, anche per l’amputazione dell’arto. La sua preghiera era continua: “La preghiera fiduciosa è una risposta del cuore che si apre a Dio a tu per tu, dove si fanno tacere tutte le voci per ascoltare la soave voce del Signore che risuona nel silenzio”. (GE 149) Lui continuava a sorridere, passando fra i letti dei fratelli ammalati e li consolava portando loro affetto profondo. A questo punto è importante la corrispondenza fra questi atteggiamenti e le beatitudini di Matteo: beati i puri di cuore perché vedranno Dio, beati i perseguitati perché di essi è il Regno dei cieli.
La fama di questo giovane santo si è accresciuta negli anni: presso la fonte di Riparossa a Pescosansonesco fu eretto un santuario meta di tanti devoti. Il santuario si apre su una roccia che fa da sfondo.
Viene spontaneo riportare le parole che papa Francesco ha detto circa le doti dei santi. “La prima cosa è rimanere centrati, saldi in Dio che ama e sostiene. A partire da questa fermezza interiore è possibile sopportare, sostenere le contrarietà, le vicissitudini della vita e anche le aggressioni degli altri, le loro infedeltà, i loro difetti”. GE 112 “Se Dio è con noi chi sarà contro di noi?” Rm 8, 31.
Ancora: il Papa ha indetto per il 2019 l’Anno della gioventù, ascoltiamo con speranza le sue parole: Andate avanti, senza paura, con coraggio, in dialogo (6/10/2018). Non abbiate paura di scelte coraggiose, e non siate giovani/divano. Secondo il Vangelo di Luca, dopo aver accolto l’annuncio dell’angelo e aver risposto il suo sì alla chiamata a diventare madre del salvatore, Maria si alza e va in fretta a visitare la cugina Elisabetta che è al sesto mese di gravidanza. (cfr. Lc 1, 36-39)
San Nunzio Sulprizio è protettore dei giovani e degli operai.
Ti lodiamo e ti benediciamo, O Signore,
perché ci hai donato la santità del giovane Nunzio.
La sua breve corsa nell’esistenza umana
è stata intensa d’amore per Te e per i fratelli.
Restare solo nella vita non lo ha abbattuto,
Tu lo hai colmato della tua presenza.
La costrizione del duro lavoro e il disprezzo non lo hanno annientato,
Tu sei stato la sua forza.
Il rifiuto dei suoi vicini e conterranei
non lo hanno scoraggiato,
Tu lo hai accolto.
La malattia non lo ha fatto disperare,
Tu sei stato consolazione e balsamo
dell’anima e del cuore.
Hai instillato in lui la gioia della carità
per chi malato condivideva la sua stessa sorte
e gli ha dato la speranza del cielo.
Grazie, Signore.
San Nunzio, prega per noi,
perché le tue virtù siano le nostre,
perché la tua santità trasformi la nostra vita. Amen
perché ci hai donato la santità del giovane Nunzio.
La sua breve corsa nell’esistenza umana
è stata intensa d’amore per Te e per i fratelli.
Restare solo nella vita non lo ha abbattuto,
Tu lo hai colmato della tua presenza.
La costrizione del duro lavoro e il disprezzo non lo hanno annientato,
Tu sei stato la sua forza.
Il rifiuto dei suoi vicini e conterranei
non lo hanno scoraggiato,
Tu lo hai accolto.
La malattia non lo ha fatto disperare,
Tu sei stato consolazione e balsamo
dell’anima e del cuore.
Hai instillato in lui la gioia della carità
per chi malato condivideva la sua stessa sorte
e gli ha dato la speranza del cielo.
Grazie, Signore.
San Nunzio, prega per noi,
perché le tue virtù siano le nostre,
perché la tua santità trasformi la nostra vita. Amen
(Tommaso Valentinetti, arcivescovo diocesi Pescara-Penne)
Maria Mazzei
© 2019 Aggancio – Movimento Pro Sanctitate – Tutti i diritti riservati