La santità contagiosa

Una delle definizioni più “geniali” e anche pertinenti del Magistero di Papa Francesco è che con l’Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate si completa il “poliedro della Gioia” ...

Una delle definizioni più “geniali” e anche pertinenti del Magistero di Papa Francesco è che con l’Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate si completa il “poliedro della Gioia”; il Vangelo (Evangelii Gaudium), la Famiglia (Amoris Laetitia), la Creazione (Laudato Sii) e ora la Santità (Gaudete et Exsultate) sono i diversi lati che definiscono i contorni di questo DIAMANTE DELLA GIOIA che diventa, per forza di cose, meraviglioso e straordinariamente contagioso.
C’è qualcosa di più contagioso della felicità, della gioia di vivere e del viverlo insieme?
Se è vero che “la bellezza salverà il mondo” (Evdokimov) c’è qualcosa di più attraente e appagante di una santità vissuta e rigeneratrice di rapporti riusciti e felici?
Sono cinque i pannelli dell’affresco della Santità che Papa Francesco dipinge: la chiamata, due sottili nemici, le beatitudini, cinque caratteristiche, la lotta per la vittoria.
Di fronte a questo affresco ognuno è chiamato come per “attrazione” a metterci le proprie pennellate, con la caratteristica della propria mano e del proprio cuore e trovare così il proprio posto: nessuno deve restare fuori da questa meravigliosa pittura che è la Santità Universale.
Giustamente Papa Francesco scrive: “Non ci si deve aspettare qui un trattato sulla Santità, con tante definizioni e distinzioni che potrebbero arricchire questo importante tema o con analisi che si potrebbero fare circa i mezzi di santificazione. Il mio obiettivo è far risuonare, ancora una volta, la chiamata alla Santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale con i suoi rischi e le sue sfide e le sue opportunità” (GE 2).
E noi della Pro Sanctitate quante volte e da quanto tempo abbiamo sentito questo ripetuto invito alla chiamata universale alla Santità dal Fondatore, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta!
Ognuno di noi ha esultato all’uscita dell’Esortazione Apostolica e non l’ha trovata nuova, ma familiare e risaputa, nonché tanto attuale e necessaria.
Quanti ricordi ed emozioni, quanti eventi e incontri di famiglia, quanti volti e iniziative del Movimento, ci sono tornati alla mente e nel cuore a ogni pagina della Gaudete et Exsultate!
E se c’è una caratteristica che Papa Francesco è riuscito a far emergere in questa esortazione con la sua capacità di Papa “mediatico” e “capace di trasmettere messaggi” è che la Santità è davvero contagiosa.
“Mi piace vedere la Santità del popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere” (GE 7).
“Tutti sono chiamati ad essere santi vivendo con amore e dando la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, là dove di trova” (GE 14).
Ciascuno è incoraggiato a camminare con il proprio passo sostenuto dai “santi della porta accanto” per far parte della “classe media della Santità”.
“Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione.
Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie come Cristo ha fatto con la Chiesa.
Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli.
Sei genitore, nonno o nonna? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù.
Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali” (GE 14).
Come dice ancora papa Francesco: una Santità “contagiosa” perché di popolo: “nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana. Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo” (GE. 6).
Anche quando il Papa nella seconda parte di G.E. ci parla di due nemici “subdoli” della Santità ce la rende simpatica e contagiosa! Sì, perché “bollando” lo gnosticismo per il quale si salverebbe solo chi sa tutta la dottrina e le sue nozioni più sottili, Francesco ci dice che “il nostro atto di Santità più grande è nella carne del fratello e nella carne di Gesù Cristo”. È la Santità di Madre Teresa di Calcutta e di tutti i santi della carità! Il loro esempio è travolgente!
L’altro grande nemico della Santità è il pelagianesimo che sottolinea in modo esclusivo lo sforzo personale, come se la Santità fosse solo frutto della volontà e non della Grazia. Qui Papa Francesco ci ricorda che “la Santità è lasciare che il Signore ci scriva la nostra storia”! Santità cioè è soprattutto docilità allo Spirito Santo. É il fascino della piccola via di Teresa del Bambin Gesù: “a Dio piace soprattutto l’abbandono e la gratitudine!”.

La Santità è contagiosa:
– perché la Trinità è irradiazione d’Amore;
– perché il Padre non vuole che alcuno si perda nel non-senso;
– perché Gesù è lo sposo di ogni persona salvata e la seduce alla bellezza della relazione piena in Lui;
– perché lo Spirito Santo è la forza di divinizzazione che affascina ogni persona fino a che non sia davvero Beata.

La Santità è contagiosa
– perché non esiste un Progetto più bello e i santi ce ne fanno vedere la realizzazione incarnata!
– perché i deboli umiliano i cosiddetti forti e i piccoli trionfano sui cosiddetti grandi;
– perché i poveri sono i veri ricchi del creato;
– perché gli ultimi sono i primi sul podio della storia che resta, i misericordiosi i più saggi nel giudizio finale, i costruttori di pace i veri vincenti, i puri di cuore quelli che hanno davvero capito tutto, gli afflitti quelli che godono del vero “ribaltone” definitivo!
Insomma le beatitudini che papa Francesco spiega alla sua maniera nel terzo capitolo della Gaudete et Exsultate sono il vero fascino della storia.

Papa Francesco ci ricorda che la Santità è contagiosa perché è gioia e senso dell’umorismo: infatti “non implica uno spirito inibito, triste, acido, malinconico. Il malumore non è segno di Santità”. Al contrario “il Santo è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo… il Signore ci vuole positivi, grati e non troppo complicati!” (GE 127). Quanti santi “contagiati” dalla gioia di altri santi! e quanti “vinti” dall’umorismo sano e realista di chi aveva capito il senso della vita! “State allegri, ma non peccate” diceva San Filippo Neri!
Infine Papa Francesco, nell’ultima parte della G.E. ci dice che la Santità è anche combattimento, un combattimento permanente. “Ma questa lotta è molto bella perché ci permette di far festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita” (GE 158).
Anche il discernimento che è “vedere le cose come le vede Dio” è contagioso, perché “non è un’introspezione egoistica, ma una vera uscita da noi stessi verso il mistero di Dio che ci aiuta a vivere la missione alla quale ci ha chiamato per il bene dei fratelli” (GE 175).
A Maria, Papa Francesco chiede infine di “coronare queste riflessioni sulla Santità” lei è “la Santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della Santità e ci accompagna”.
É la più bella e “contagiosa” tra i santi.
E noi la invochiamo sempre come “vivo modello di ogni Santità”, a lei diciamo “dona tu la fiducia e il fascino di diventare santi”.
Don Tonino Panfili
Vicario episcopale per la Vita consacrata nella diocesi di Roma e Sacerdote Amico Pro Sanctitate


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