Nel buio, meraviglia…

Apri i miei occhi, e contemplerò le meraviglie del tuo amore… (cfr. Sl 119)

Molte volte, in questo tempo di pausa da tutte le faccende e le incombenze “invernali”, capita di guardarsi intorno con più attenzione e calma e di chiedersi cosa sono, in fin dei conti, queste meraviglie tanto cantate: l’uomo di oggi sa meravigliarsi? L’uomo di oggi può meravigliarsi?

Spesso la foresta delle brutture, delle violenze, degli amori spezzati, maltrattati e uccisi, ci circonda fino a non permettere di vedere oltre e si fatica talmente tanto per districarsi e andare avanti che, forse, lo sguardo non cerca più le bellezze, perché l’ha dimenticate, ma solo spiragli di uscita…

Ma in questa pausa estiva anche il tempo si fa più lento, gli occhi della mente più svegli, il respiro del cuore, non senza difficoltà, gradualmente cerca e si affianca, fino a sincronizzarsi, con il ritmo lento della natura e la bellezza si spalanca dinanzi, coinvolgendo tutto l’essere in questa danza.

Questo è il momento in cui la foresta delle brutture, tra i rami contorti, rivela i suoi misteri, le sue meraviglie di uomini che con il bene vincono il male (i Testimoni), di voci che sussurrano “pace” in campi devastati dalle guerre (la parola di Papa Francesco al Cairo), di mani sporche di coraggio in terre di persecuzione (Giovanni Falcone e Paolo Borsellino), di fiori di preghiera che spandono il loro mistico profumo nella cupa aria del “senza Dio”.

Non è forse anche questo il creato che dobbiamo custodire?

Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo” (Gen 28, 16).

Il percorso proposto in questo numero ci accompagna lentamente nella trasformazione, a più livelli, da uomini sedentari nel mondo del proprio io, in viaggiatori sulla terra di Dio, nella riscoperta di ciò che è bello, anche se non luccica, perché è traccia di Dio, miracolo, meraviglia!

È, questo, il linguaggio muto delle cose: il nostro giardino, l’automobile che corre, una notte stellata, un frutto che mangio, la creatura che mi sta accanto, ogni cosa ha una sua muta parola che mi conduce a Dio (servo di Dio Guglielmo Giaquinta).

In questo viaggio, dentro e fuori se stessi, ciascuno può riscoprirsi meraviglia del suo Amore, fiore della foresta, speranza nel deserto!

Stefania Castelli

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