San Domenico Savio

Il santo del mese – 9 marzo 2017

La chiamata alla santità è universale: per ogni ceto sociale, per ogni cultura, etnia…

La santità è chiamata possibile per ogni età.

Eppure sembra che i santi ‘piccoli’ siano quasi tutti martiri. Domenico Savio no. Il 12 giugno 1954 Domenico, quasi quindicenne, divenne il più giovane santo cattolico non martire, canonizzato da Pio XII che lo aveva beatificato il 5 marzo 1950.

Originale e affascinante la storia di questo ragazzo che ha per Amico Gesù. Un testimone di santità che non perde la sua attualità ora che i nostri adolescenti sono catturati da immagini non sempre belle, educati a cultura, mentalità e stile di vita non propriamente evangelici. Senza voler sminuire la bellezza che i ragazzi sanno esprimere, quando sperimentano l’amore che offre calore e senso alla loro giovane esistenza, quando sono nutriti di speranze concrete che aprono al domani con coraggio e fiducia, quando la famiglia e la chiesa-famiglia li accompagnano alla entusiasmante ricerca della vita bella e buona.

Domenico Savio nasce il 2 aprile 1842 a San Giovanni, frazione di Riva presso Chieri, agli estremi confini della provincia e della diocesi torinese e in quello stesso giorno riceve il battesimo.

Cresce in una famiglia cristiana: il padre Carlo è fabbro e lavora con sacrificio per sostenere la numerosa famiglia composta di ben dieci figli di cui Domenico è il secondo, la madre Brigida fa la sarta e si dedica con cura alla educazione dei figli amati.

Alla fine del 1843 per motivi di lavoro la famiglia si trasferisce a Murialdo, odierna Castelnuovo Don Bosco. Nel 1848 Domenico inizia le scuole e l’8 aprile 1849, a sette anni, cosa straordinaria per quel tempo, riceve la prima Comunione. Ed è allora che scrive il suo progetto di vita in quattro propositi: “Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me ne darà il permesso. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati”.

Gesù è l’Amico di Domenico e l’Angelo custode lo accompagna nei quindici chilometri di strada che quotidianamente percorre per raggiungere la scuola. Il suo desiderio di somigliare a Gesù lo porta a non scusarsi anche quando gli venivano inferte punizioni severe e subiva lo scherno dei compagni.

Don Cugliero, suo maestro che ben lo conosceva, lo presenta a don Bosco e ben presto Domenico inizia la sua vita a Valdocco con il santo dei giovani. L’ideale della santità che don Bosco presentava ai ragazzi affascina Domenico che subito chiede al suo maestro: “come devo fare?”. Gli viene indicata la via della gioia: “Servi il Signore nella gioia”. Inizia, o forse è meglio dire continua, una rapida corsa di Domenico verso la via dell’amore, e questa è la santità.

Confessione settimanale, Eucaristia quotidiana, dolce amicizia con Gesù e… impegno per gli altri. Ogni occasione per lui di annunciare e testimoniare Cristo tra i compagni, e non solo, lo vedeva in prima linea.

Dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria (Pio IX, 8 dicembre 1854), fonda tra i compagni la Compagnia dell’Immacolata, per aiutare don Bosco a salvare molte anime.

Don Bosco è il suo riferimento costante, ma come avviene nel mondo dei santi per una misteriosa comunione d’anime, a volte è Domenico ad illuminare don Bosco.

Anche mamma Margherita, in qualche occasione vicina al figlio nelle sue opere di carità verso i giovani, si accorge della straordinarietà di Domenico: “Tu hai molti giovani buoni, ma nessuno supera il bel cuore e la bell’anima di Savio Domenico. Lo vedo sempre pregare, restando in chiesa anche dopo gli altri; ogni giorno si toglie dalla ricreazione per far visita al Santissimo Sacramento. Sta in chiesa come un angelo che dimora in Paradiso”.

Lo scoppio del colera nell’estate del 1856 crea una situazione di emergenza davvero critica nelle famiglie e don Bosco, nella sua logica evangelica, chiede ai suoi cinquecento ragazzi di essere volontari nelle famiglie bisognose. Tra i ragazzi più grandi, quarantaquattro, si presenta anche Domenico Savio. Un gesto di impegno generoso che provoca un indebolimento del ragazzo e lo costringe, all’inizio del 1857, a tornare in famiglia a Mondonio. Il 9 marzo Domenico, consapevole di raggiungere il suo amico Gesù, muore dicendo alla madre: “Mamma non piangere, io vado in Paradiso”. Le sue ultime parole: “Che bella cosa io vedo mai!”.

 

Signore, Dio della vita e della gioia, tu hai donato alla Chiesa san Domenico Savio come modello di santità giovanile;

concedi ai giovani di crescere come lui nella purezza e nell’amore, e a noi educatori di saperli condurre a Cristo impegnandoli nel servizio del tuo regno.

Teresa Carboni

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