La vocazione e la missione della famiglia

contributo di riflessione sulla famiglia in vista del prossimo SINODO DEI VESCOVI 2015

«Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelle e li vestì» (Gen 3, 21). È un’immagine di tenerezza verso quella coppia peccatrice che ci lascia a bocca aperta: la tenerezza di Dio per l’uomo e per la donna! È un’immagine di custodia paterna della coppia umana. Dio stesso cura e protegge il suo capolavoro. (Papa Francesco) Con queste parole di papa Francesco ci pare bello introdurre un nostro contributo di riflessione sulla famiglia in vista del prossimo Sinodo. La famiglia, che è luogo di santificazione, chiede di essere accompagnata, custodita in ogni sua fase e Dio si prende cura della famiglia e di ogni persona che la compone, così anche la Chiesa si prende cura della famiglia in ogni età della sua storia. Antonella e Franco Gentile, associati del Movimento Pro Sanctitate di Tivoli, ci hanno offerto questa loro riflessione illuminata dalla loro esperienza e dal ministero che svolgono da anni a favore di altre famiglie.

SANTIFICAZIONE DELLE ETÀ DELLA FAMIGLIA

di Antonella e Franco Gentile

L’amore nuziale di Dio

Ricordiamo qualcosa di ciò che ha detto e scritto sulla famiglia il Santo Padre Giovanni Paolo II. Da alcuni suoi versi, tratti dal Trittico romano, affresco poetico pubblicato nel marzo 2003, vogliamo cominciare la nostra riflessione. «Dio foggiò l’uomo a sua immagine e somiglianza, lo creò maschio e femmina, Dio vide che ciò era buono assai… Per grazia di Dio ricevettero una virtù. Presero dentro di sé – nella dimensione umana – questo reciproco donarsi che è in Lui…» E ancora, dalla sua omelia in occasione della beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi: «… siano sempre più numerose le coppie di sposi in grado di far trasparire, nella santità della loro vita, il mistero grande dell’amore coniugale, che trae origine dalla creazione e si compie nell’unione di Cristo con la Chiesa». In queste parole è racchiuso il mistero della coppia. Non un accenno vago, generico, quello di Giovanni Paolo II, ma un affondo alle radici stesse dell’amore uomo e donna. Poche parole, sufficienti per lasciar trasparire la straordinaria ricchezza di una verità umana che si intreccia con la storia stessa della salvezza. L’incontro tra un uomo e una donna è la strada scelta da Dio per manifestare il suo amore nel mondo. L’uomo e la donna che si amano, posti da Dio all’inizio della storia come simbolo e profezia della salvezza, possono riconoscere e apprezzare la verità nascosta nella loro unione se si mettono in ascolto della Parola, cioè se modellano la loro vita, le loro scelte, i loro orientamenti, su quanto Dio, fin dal principio, ha stabilito per la vita della coppia. Quale spiritualità possibile per un cammino che faccia crescere la vita di Dio nella coppia?

Per un cammino di spiritualità

La parola spiritualità ci suggerisce sempre l’idea di un cammino; essa, infatti, non ha il significato di qualcosa di compiuto e definito, quanto piuttosto di un processo, un itinerario, un sentiero, con tutte le asperità e gli stupori dei paesaggi che possono svelarsi e con la convinzione dell’andare in cammino, spesso senza la pretesa di conoscerne gli esiti o la meta. Un solo obiettivo appare importante: cercare di arrivare a vivere la vita secondo lo Spirito. Che cosa vuol dire vivere secondo lo Spirito? L’esempio e la vita concreta dell’uomo Gesù ne sono la definizione più chiara; anche per lui pian piano, nel tempo, si fa strada un cammino interiore di abbandono e di totale affidamento al Padre. Le circostanze in qualche modo ci interrogano, ogni giorno, in ogni momento: negli incontri, negli avvenimenti, nelle relazioni che noi viviamo, abita una chiamata che va letta – là parla Dio; occorre imparare a leggerla, a interpretarla e a rispondervi. Vivere secondo lo Spirito è la chiamata di tutti i credenti, perché Dio tenta continuamente, attraverso gli incontri della storia di ogni giorno, di trovare spazio dentro di noi per farsi una dimora. Possiamo così dire che la spiritualità è la vita di Dio in noi. Noi non nasciamo con una spiritualità, la vita di Dio esige un cammino di consapevolezza e di affidamento in cui l’altro e gli altri hanno un ruolo e un valore fondamentale. Questa esperienza la si può riconoscere sempre nella vita, ma è essenziale nella vita di coppia, nella vita a due.

Fidanzamento, tempo del “già e non ancora”

Il fidanzamento, origine della vita di coppia e della famiglia, acquista allora un valore fondamentale perché inizio di questo cammino. Nel Direttorio di Pastorale Familiare leggiamo: 41. Il tempo del fidanzamento non è soltanto un momento di passaggio e di preparazione a un futuro: è un tempo in se stesso importante. È tempo di crescita, di responsabilità e di grazia… 43. … è un tempo di formazione caratterizzato da una propria spiritualità… si presenta come un momento privilegiato di crescita nella fede, di preghiera e di partecipazione alla vita liturgica della Chiesa. In questa prospettiva, i fidanzati cominciano un cammino insieme con e verso il Signore. Tappe fondamentali di questo itinerario sono: – Educarsi a condividere problemi, scelte, esperienze, momenti di gioia, sia all’interno della coppia sia nei confronti degli altri. – Educarsi a vivere la fedeltà, valore così disprezzato, penalizzato e in disuso. La fedeltà è ben più che l’essere “attaccati” a una sola persona: è impegno di rispetto e di fiducia reciproca, capacità di ritorno verso l’altro, attesa della maturazione di ognuno dei due. – Educarsi alla gratuità, a gesti di apertura: essere coppia aperta alle esigenze del mondo può tradursi in impegni e attenzioni particolari. È importante costruire gradatamente questa sensibilità. – Educarsi alla sessualità, vissuta come valore e quindi con maturità, con capacità di dominio; intesa come incontro di due persone in tutte le loro componenti (fisiche, psichiche, affettive, razionali…) e come segno concreto dell’unione che esiste tra i due. Oltre l’aspetto umano, il tempo del fidanzamento non può trascurare la vita spirituale in comune: – innanzi tutto, educarsi alla preghiera per poter cogliere la volontà di Dio sui singoli e sulla coppia in quanto tale; – il comprendere il cammino di coppia come cammino di santificazione rende la preghiera alimento necessario, fonte inesauribile, a volte unica forza che ne sostiene la vita e l’aiuta ad interpretarla come il dispiegarsi di una vocazione; – la preghiera personale e di coppia sarà il momento di approfondimento dove, nel dialogo con il Signore, diventa sempre più lucida la consapevolezza del proprio stato di vita e più incisiva la forza per incarnarla nelle diverse realtà quotidiane. Il fidanzamento, dunque, è un periodo che consente di educarsi a scelte di vita significative. È evidente che l’identità della famiglia che si formerà avrà come fondamenta quelle poste nel fidanzamento.

La vita attraverso l’altro: la spiritualità coniugale

Se i due battezzati, con il sacramento del matrimonio, diventano uno, allora c’è un solo modo per vivere il Battesimo da sposati: a due! La spiritualità specifica, che nasce dal sacramento del matrimonio, ha modalità e contenuti particolari. Essa si attua nell’unità perfetta tra la vita secondo lo Spirito e la vita secondo la carne. La spiritualità coniugale ha l’altro al suo centro: è essere consapevoli che ogni progresso spirituale per me passa fondamentalmente attraverso lei/lui e viceversa. Il primo passo da compiere per un cammino di spiritualità coniugale è quello di affidarsi alle mani, alle braccia, all’ascolto dell’altro. In questo atteggiamento ci si rende pian piano conto che non siamo noi ad avere in mano le ragioni della nostra vita e della nostra felicità. Questa pienezza di vita, di qualità di vita, di energia, di gioia, è frutto dell’accoglienza dell’altro. Il dialogo d’amore che si può approfondire nel cammino, aiutandoci a dire all’altro che ci ama i nostri sentimenti, le nostre sensazioni, le nostre paure, i desideri, le attese, diviene l’ambito nel quale si costruisce la nostra maturità di uomini e donne. Un dialogo d’amore che passa anche attraverso l’esperienza dell’intimità sessuale, intesa come intimità profonda che diventa comunione, complicità, sintonia piena e totale, dei cuori, innanzi tutto, poi anche dei corpi, dialogo d’amore che è anche esperienza del perdono che diventa proposta di vita. Queste modalità di esperienza della vita di coppia rappresentano passi di un cammino perché la vita di Dio si affacci nella nostra vita. È il fondamento dell’esperienza di fede: Dio giunge a noi nell’esperienza d’amore dell’altro per noi. La spiritualità di coppia fa dell’altro lo strumento, il segno, il sacramento di una presenza che è più grande di quella che egli riesce ad esprimere per noi. Dio non entra nella storia degli uomini e delle donne se non attraverso uomini e donne che lo rendono presente. “Quando allora io ti ascolto nel profondo e sono attento a quanto mi narri di te, ai tuoi bisogni, ai tuoi timori, ai tuoi desideri, ai tuoi tremori, io so che quell’ascolto attento non viene tutto dalle mie capacità, così quando sorrido e abbraccio il tuo desiderio di sentirti perdonato, io so che il Bene che in me si esprime per te non ha in me la sua origine. Questo perché anch’io ho le mie cadute, le mie contraddizioni e le ho trovate amate e accolte quando io non mi sarei accettato”.

Dall’amore di reciprocità all’amore gratuito

Nasce allora la consapevolezza che non siamo noi l’origine, la fonte del bene che attraverso noi si esprime, ma che siamo chiamati a essere strumenti docili perché Dio passi attraverso noi e divenga vita per l’altro e per gli altri. Si tratta perciò di porre l’altro a fianco a noi come il “sacramento”, che vuol dire segno e insieme presenza di Dio; l’altro è colui dal quale ricevo la vita di Dio e al quale, in qualche modo, comunico il mio desiderio di Dio. Cercare quindi Dio innanzi tutto nell’altro, proprio in lui o in lei, riceverlo nell’altro, accoglierlo dall’altro, offrirlo all’altro. Nel tempo il cammino di spiritualità può portarci ad amare senza pretese, a donare senza chiedere, a perdonare senza fatica, ad aiutare e sostenere senza compiacimento di sé. Questo è l’amore gratuito, l’amore di dono in cui il dialogo è creativo perché è presenza viva della Parola di Dio: in entrambi i coniugi questa presenza si fa parole d’amore umane, gesti di tenerezza, di accoglienza, di ascolto, pensieri e speranze di vita. L’amore gratuito lascia che il fiume trovi il suo corso senza progetti affrettati di cambiamenti sull’altro, consapevoli che nessun cambiamento imposto e preteso, ha la possibilità di porre radici. Si sperimenta così che più si dà e più si riceve. Offrendosi totalmente all’altro, nella coppia, si sperimenta in concreto l’amore donativo, dono completo e gratuito. La donazione completa sfocia naturalmente nell’unione sessuale dove scompaiono i falsi pudori che ciascuno si porta dentro perché li offre totalmente all’altro. Affidarsi completamente, per continuare quella costruzione del dialogo intensamente spirituale e materiale insieme.

I segni della spiritualità

Questo cammino di conversione, pur essendo interiore, si esprime tuttavia in segni esterni. L’uomo e la donna spirituali si riconoscono da gesti concreti, da atteggiamenti semplici e profondi, che li caratterizzano e sono contagiosi anche al di là della loro cosciente percezione. Ma quali segni porre oggi? Tra i molti possibili ne individuiamo alcuni: – Il segno dell’amore: in un tempo in cui esso viene sempre più banalizzato, ogni coppia è chiamata a dimostrare che l’amore vero è ancora possibile. – Il segno del “per sempre”: oggi la fedeltà è entrata vistosamente in crisi. Non sono molti a credere ancora che un matrimonio possa durare per tutta la vita. Proprio per questo è importante che le coppie cristiane pongano il segno della fedeltà. – Il segno dell’accoglienza: accoglienza che è il contrario di ogni relazione assistenziale, è l’esperienza stessa di Gesù, nella sua esistenza terrena, a contatto con gli uomini e le donne del suo tempo. Egli si è fidato degli altri e a loro si è consegnato, li ha rispettati senza mai negare la propria identità, accettandone anche il rifiuto, non vergognandosi nell’ora più difficile di temere l’abbandono del Padre, non giudicando mai nessuno ma impostando una relazione tra eguali. Una coppia cristiana non può far altro che incamminarsi su questi sentieri. – Il segno dell’esistere-per-gli-altri: più la coppia e la famiglia accettano di decentrarsi, di aprirsi cioè agli altri, più scoprono la forza e la profondità dell’amore, perché l’amore per sua natura chiede di aprirsi all’esterno, di non farsi racchiudere nell’intimismo, nella privatezza, ma di scoprire e di andare verso gli altri, per essere con gli altri. – Il segno della gratitudine e del servizio: atteggiamento che deve crescere e che accoglie ogni rapporto e ogni legame come dono, che vince l’egoismo e diventa concretezza di attenzione e di azione. Atteggiamento da vivere all’interno dello stretto nucleo familiare ma che si apre alle persone più vicine, alla famiglia allargata, alla parentela, alle famiglie di origine, ai genitori, magari anziani.

Costruire una famiglia santa

Per costruire una famiglia santa, condizione fondamentale è l’atteggiamento di apertura e di accoglienza della vita come dono di amore. Ascoltiamo le parole del vescovo Giaquinta: «…la famiglia è, per sua natura il luogo naturale dell’amore generativo e quindi donativo, è lo specchio, sia pure minuscolo, dell’amore generativo, creativo e redentivo di Dio… l’amore donativo lo possiamo vedere incarnato nell’amore anche eroico, quando ciò sia necessario, della madre». In quanto dono, dunque, la vita va accolta in tutte le sue forme e in tutte le situazioni, anche le più difficili. Come non pensare alla Beata Gianna Beretta Molla che, al momento di scegliere tra la sua vita e quella della figlia, non ha esitato a dare la sua per generare l’altra. In un’ottica più generale, ci chiediamo come possono la coppia e la famiglia vivere responsabilmente l’etica del quotidiano, santificarsi e farsi soggetti educatori di spiritualità? Tracceremo alcune vie, tra le tante possibili. Educarsi ed educare: – all’interiorità – all’ascolto – alla gratuità – alla gioia – a cogliere il senso profondo della preghiera. Educarsi ed educare all’interiorità. È il primo tra gli obiettivi, ma anche tra i più difficili. Oggi siamo perennemente distratti, siamo attratti da un’infinità di impegni, da una vita disarticolata. Bisogna tornare a guardare dentro noi stessi, raccoglierci, nutrire la consapevolezza profonda dell’impatto etico di ogni nostra azione. Il rischio è di diventare superficiali e la superficialità è la prima nemica di ogni vera vita spirituale. Educarsi ed educare all’ascolto. Amare significa prima di ogni altra cosa saper ascoltare. Ascoltare soprattutto con il cuore, cioè accogliere con tutto l’intimo di noi stessi il dire dell’altro, confermandolo come soggetto. Si tratta anche di un momento educativo importante: se non riusciremo ad ascoltare ciò che sta a cuore al nostro partner o ai nostri figli, difficilmente riusciremo a comunicare loro la gioia di ascoltare la voce dello Spirito che parla a noi, in noi e attraverso noi. Educarsi ed educare alla gratuità. Tutto oggi viene monetizzato, parametrato con l’utilità che ne può derivare. Conseguenza di questa mentalità è la perdita d’importanza dei valori in sé, soprattutto di quei valori che non possono essere convertiti in denaro. E se cominciassimo a scoprire, nella nostra famiglia, la in-utilità? È utile la bellezza? È utile la gioia? È utile un rapporto d’amore, di amicizia, di condivisione? L’esperienza dell’altro, se autentica, rimanda sempre alla pura gratuità. La spiritualità non può che inserirsi nello spazio del gratuito: Dio, infatti, ci dona gratuitamente il suo amore. Educarsi ed educare alla gioia. Il Vangelo è per definizione la Buona Notizia e Gesù stesso auspica ed augura che la nostra gioia sia piena, dunque senza limitazioni. In famiglia la gioia nasce dall’esperienza reciproca di amore e ci inserisce in modo più libero e liberante in un quotidiano anche gioioso. Educarsi ed educare a cogliere il senso profondo della preghiera. Non esiste soltanto un tempo di preghiera. Ogni momento della vita può essere trasformato in preghiera, lode e ringraziamento: è importante comprendere che i modi della preghiera sono molti e imparare a farci uditori della Parola. La vita di una coppia e di una famiglia che vive secondo lo Spirito è accogliente, misericordiosa, tenera, abbandonata alla Parola di Dio, e può diventare una realtà forte di novità e di santità per il mondo. Il Fondatore del Movimento Pro Sanctitate, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, così scriveva: «Ogni famiglia cristiana deve realizzare la sua piena spiritualità, deve cioè rivivere Gesù. Gesù che si annienta nella povertà della carne umana, Gesù che si nasconde nella modestia del lavoro, Gesù buono, accogliente e ospitale nei confronti di tutti coloro che volevano incontrarlo». Ultimo aspetto, ma non per questo meno importante, è quello della missionarietà degli sposi. Si tratta di testimoniare fuori dalle mura domestiche la fede vissuta e sperimentata. Ancora le parole di Giaquinta: «Se si riflette che ogni famiglia nasce da un’altra e che è matrice di molte altre, si avverte subito che la chiusura ermetica della casa come salvaguardia di una sola famiglia è qualcosa di innaturale. Ci si deve aprire…».

La maturità della coppia: la terza età

Le dinamiche della coppia mutano col trascorrere del tempo, in contenuti e modalità. Le differenze tra lui e lei, causa a volte di tanti conflitti, si smussano e si trova più facilmente l’accordo. Grazie alla conoscenza reciproca, i litigi sono meno frequenti, si percepiscono meglio i desideri dell’altro, costruendo così un rapporto più sereno. Questo permette anche una rilettura delle varie tappe del fidanzamento e del matrimonio, non privilegiando soltanto gli aspetti più esaltanti, ma neanche indugiando troppo sugli errori commessi. Gli anni di matrimonio vissuti nel Signore pongono le basi per vivere pienamente questa nuova età della vita a due. L’amore che dura nel tempo si trasforma man mano in tenera amicizia coniugale e abbondano tutti i doni che lo Spirito fa a chi è fedele nell’amore.

L’amore provato

La santificazione della coppia passa anche attraverso la prova, la sofferenza che può avere mille volti: dalle difficoltà dei figli, dal loro allontanarsi dalla linea della famiglia, dalla loro non realizzazione alla malattia, da eventuali situazioni di povertà a momenti di solitudine e di abbandono possibili. Nel contempo, le difficoltà possono rappresentare occasioni di crescita in Dio e di consolidamento dell’unità della coppia, se vissute come piena accettazione della Sua volontà e di affidamento a Lui. Certamente, l’esperienza più pesante di dolore è quella che passa attraverso il fallimento del proprio matrimonio. Nonostante anni d’amore offerto e ricevuto, nonostante la presenza dei figli, nonostante tutto quello che si è riusciti a costruire insieme, il progetto d’amore comincia a mostrare qualche debolezza e a volte fallisce. Come riconoscere ancora, in una relazione che finisce, la presenza dell’amore di Dio? È il dramma che oggi molti separati e divorziati cristiani stanno vivendo. Certamente va riscoperto il senso della vita che si crede di aver perduto, scoprire che ancora è possibile realizzarsi e realizzare il progetto di Dio, anche se attraverso percorsi e mezzi diversi da quelli che si erano previsti; convincersi di avere ancora delle ricchezze da donare agli altri. Un tempo, questo, di incertezza, di smarrimento ma anche di speranza, che deve essere supportato dalla preghiera e da una comunità cristiana che deve saper accogliere dei fratelli e offrire loro un cammino di salvezza da percorrere insieme. In un contesto simile, parlare di santità sembra quasi impossibile. Eppure, due secoli fa, abbiamo avuto una donna che ha risposto all’infedeltà coniugale con l’eroicità di un amore fedele. Elisabetta Canori Mora è vissuta in un’epoca in cui mentalità, cultura, abitudini erano diverse dalle nostre, ma non i sentimenti, perché l’amore è sempre uguale. La sua storia è la storia di una donna tradita dal marito. Nonostante ciò, ella continua a vivere con lui, ad essergli fedele e ad amarlo. Ha compreso fino in fondo che cosa significa sposarsi nel Signore: sa che Dio le ha affidato il suo sposo e lei ha la responsabilità di portarlo alla salvezza. Resiste anche al consiglio del confessore che le suggerisce di separarsi. Ha capito che l’amore va oltre il gusto di stare insieme: è un impegno che non finisce mai, neppure quando l’altro rifiuta di lasciarsi amare. Sostenuta da una fede profonda, vive la sua vita proiettata tutta in Dio, ma non si estranea mai dalla vita di ogni giorno. In questo rapporto con Dio acquista uno straordinario equilibrio che le permette di vivere intensamente l’estasi e la vita di famiglia. Dopo la sua morte il marito si convertirà e chiederà di essere accolto in un ordine religioso. Morirà in concetto di santità. Elisabetta ha ottenuto il risultato: non avrà la consolazione di ricongiungersi al suo sposo in terra, ma avrà il conforto di aver costruito con lui un rapporto molto più profondo e duraturo: quello che due sposi raggiungono camminando sulla stessa via che porta a Dio, vivendo nella gioia della contemplazione del Suo volto. Per l’eternità. Concludiamo, facendo nostre le parole di Giovanni Paolo II: «Come ogni cammino di santificazione, anche il vostro, cari sposi, non è facile. Ogni giorno voi affrontate difficoltà e prove per essere fedeli alla vostra vocazione, per coltivare l’armonia coniugale e familiare, per assolvere alla missione di genitori e per partecipare alla vita sociale. Sappiate cercare nella Parola di Dio la risposta ai tanti interrogativi che la vita di ogni giorno vi pone… il cammino di santità compiuto insieme, come coppia, è possibile, è bello, è straordinariamente fecondo ed è fondamentale per il bene della famiglia, della Chiesa e della società…» (da Omelia Beatificazione Beltrame Quattrocchi).

Bibliografia

– Luigi Ghia, Lo Spirito in famiglia, Editrice Monti

-  Saronno Azione Cattolica Ambrosiana, Fidanzamento, tempo di grazia, Ed. S. Paolo

- Paolo Redi, Elisabetta Canori Mora

- G. Giaquinta, Famiglia, comunità d’amore, inedito

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