Donna è vita

Editoriale maggio- giugno 2015

La primavera inoltrata e i fiori che diventano frutti mi portano a contemplare il dono di essere donna. Il profumo che invade il mondo, il vagito di un bimbo che nasce, il dono senza misura di mille volti solcati dalla fatica e attraversati dalla gioia… quanta bellezza!
Proprio ieri ascoltavamo la notizia – come spesso purtroppo avviene – dell’ennesimo episodio di femminicidio, di violenza consumata tra le mura familiari o in una relazione apparentemente d’amore. Non desideriamo né possiamo qui affrontare i risvolti culturali, sociali, politici, delle vicende che vedono la donna posta all’attenzione come un oggetto, un possesso, spesso un banale elemento del paesaggio umano.
È nostra intenzione invece riproporre qui il valore della donna, il dono della sua presenza nel mondo, il ‘genio femminile’ come risorsa insostituibile per la società e per la Chiesa.
“Un mondo dove le donne sono emarginate è un mondo sterile, perché le donne non solo portano la vita, ma ci trasmettono la capacità di vedere oltre, loro vedono oltre. Ci permettono di capire il mondo con occhi diversi, di sentire le cose con cuore più creativo, più paziente, più tenero”: con queste parole papa Francesco salutava la memoria dell’8 marzo nell’Angelus di quest’anno.

L’immagine di Dio è posta sull’uomo e sulla donna in una unità inscindibile in cui ciascuno è dono. Una immagine che riceviamo, da riscoprire, da vivere, da far risplendere, alla quale rispondere somigliando a Dio ciascuno con la sua irripetibile unicità.

Donne di diversa età e stato popolano le pagine evangeliche. La donna curva (Lc 13, 11), la suocera di Simone (Mc 1, 30), la donna affetta da emorragia (Mc 5, 25-34), la figlia di Giairo (Mc 5, 41), la vedova di Nain (Lc 7, 13), la cananea (Mt 15, 28). Anche le parabole presentano spesso figure femminili: la dracma perduta, le vergini stolte e sagge…
Gesù di Nazareth esprime con le parole e con le opere un grande rispetto e considerazione per la donna, troviamo in lui un atteggiamento nuovo e rivoluzionario rispetto al costume del suo tempo. Soprattutto verso le peccatrici e le adultere. Particolarissimo è l’incontro con la Samaritana (Gv 4, 7-27).
E poi nel momento del Cenacolo troviamo le donne in preghiera insieme agli Apostoli e lo Spirito Santo parlò per mezzo di figli e figlie (At 2, 17). Da quel momento numerose donne hanno avuto una parte attiva e incisiva nella Chiesa. Molte attraverso la chiesa domestica, cioè l’esperienza sponsale e materna come condivisione e trasmissione della fede, altre con il martirio e la verginità. Giaquinta in Seminatrici di speranza scrive: ‘Sopra ogni altra figura femminile c’è quella della Immacolata che ha saputo offrire al suo Figlio ciò che nessuna altra donna avrebbe potuto dare. Dopo Gesù, nessuno, neppure i Dodici, neppure Paolo, può togliere a Maria il titolo di prima rivoluzionaria dell’amore.
Anche oggi saremmo forse portati a pensare la rivoluzione dell’amore in chiave maschile; ma se questo non è esatto per il primo cristianesimo, tanto meno è vero in questi tempi’.

L’incidenza della donna nella Chiesa ha significato infatti un loro positivo, e a volte determinante, influsso nella vita della società. Molte ne possiamo ricordare: Caterina da Siena, Teresa di Gesù, Madre Teresa, Gianna Beretta Molla… Ed è ancora papa Francesco che ci dice: “Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, la mamma di famiglia, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! Ma pensate che la Madonna è più importante degli Apostoli! È più importante! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre. La donna, nella Chiesa… deve essere di più, ma profondamente di più, anche misticamente di più… Non si può capire una Chiesa senza donne… (27 luglio 2013).

Potremmo chiederci perché proprio in questo numero della Rivista ci soffermiamo sul tema della donna e della vita. È il tempo liturgico della Chiesa nascente, dello Spirito Santo creatore che ha adombrato Maria; viviamo anche la tradizionale memoria di Maria che il popolo cristiano fa nel mese di maggio; ricordiamo l’attenzione davvero singolare che alla donna ha rivolto il servo di Dio Guglielmo Giaquinta – di cui celebriamo nel mese di giugno la nascita e il suo nascere al Cielo.

Soprattutto intendiamo imparare a ‘guardare oltre’, a guardare la Bellezza per poterla riconoscere in ogni frammento di vita.

Milioni di donne vivono consapevolmente, cercano l’essenziale, vivono l’armonia di dimensioni a volte faticosamente conciliabili, su di esse spesso grava il maggior peso anche della crisi economica e soprattutto della carenza di valori.

Per tutte l’augurio ad essere donne vere, grembo di vita sempre.

Teresa Carboni

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