Santa Francesca Saverio Cabrini

Il santo del mese - 22 dicembre 2014

Santa Francesca Saverio Cabrini è la prima cittadina americana ad essere stata proclamata santa. La sua è una storia tutta moderna: nata a S. Angelo Lodigiano nel 1850 da una famiglia di agricoltori, maturò la sua vocazione religiosa in anni difficili, mentre assolveva il compito di maestra e gestiva una casa per orfane a Codogno. Trascorsi sei anni, fondò, il 14 novembre 1880, l’Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. Già da bambina sognava di diventare suora missionaria; pensava soprattutto alla Cina come alla terra dove avrebbe potuto seguire l’esempio di Matteo Ricci e di Francesco Saverio, in onore del quale, più tardi, aggiunse al suo cognome quello di Saverio.

Una donna di incredibile energia e di rare qualità organizzative o, per chiamare le cose con il loro nome, qualità imprenditoriali. Sette anni dopo la fondazione dell’Istituto a Lodi, Francesca è già a Roma dove apre una prima scuola: è l’inizio del prodigioso sviluppo dell’Istituto cabriniano.

E intanto che incassa il decreto di lode pontificio nel 1888, non le viene meno lo zelo missionario verso la Cina, agognata meta del suo patrono Francesco Saverio. Ma il Papa Leone XIII aggiunge la sua voce a quella del Vescovo di Piacenza, Monsignor Scalabrini, che già le aveva consigliato di dedicarsi agli italiani emigrati in America e le dice, semplicemente: “la vostra Cina sono gli Stati Uniti, vi sono tanti italiani emigrati che hanno bisogno di assistenza”.

Si imbarca nel marzo del 1889, e già ad aprile apre a New York la prima casa, a dispetto della fredda accoglienza ricevuta dall’Arcivescovo che aveva invitato le suore a ritornare in Italia: sono anni in cui la giovane Chiesa cattolica americana, in crescita impetuosa per le massicce ondate migratorie da Paesi cattolici fra cui l’Italia, è provata da notevoli tensioni fra fughe in avanti dottrinarie e tensioni fra fedeli di culto e lingua diversi.

“L’attività delle suore iniziò con la conoscenza della Little Italy, il misero quartiere degli Italiani: la mortalità infantile era altissima, famiglie numerose abitavano in una sola stanza, i bambini erano a mendicare o a fare i lustrascarpe per guadagnare pochi centesimi, mentre molte ragazze lavoravano per tutto il giorno nelle fabbriche. Le suore visitavano la gente più povera, scoprendo una realtà di sofferenza e di dolore” (Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49).

Il sogno era quello di fondare istituti dove ospitare le ragazze, dando loro la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata e dove poter assistere i numerosi orfani che popolavano la Little Italy. Ma nelle mani della scatenata religiosa lodigiana non resta solo un sogno: negli anni si moltiplicano scuole, orfanotrofi, ospedali. Consensi e adesioni provengono anche da strati sociali assai diffidenti del cattolicesimo, ma entusiasti delle scuole cabriniane. Insomma un grande successo anche imprenditoriale, del tutto conforme allo spirito del tempo e al genio tutto americano dell’intrapresa: alla sua morte esistevano ben 67 case e circa 1.300 suore. Impossibile dar conto in questo spazio delle miriadi di iniziative realizzate dalla santa e dal suo Istituto. Francesca traversa l’oceano ventotto volte, opera in sette Paesi americani ed europei, viene definita addirittura una “grande donna d’affari” dalla stampa americana.

Solo che Francesca Saverio Cabrini è un imprenditore “della carità”: “il suo pensiero giganteggiava nel fare il bene, ma non meno in lei si ampliava, dilatando il suo cuore, la sete delle anime, che una volta fece scrivere alla nostra Santa: Io sento che il mondo intero è troppo piccolo per soddisfare i miei desideri”. (Pio XII, Discorso su S. Francesca Saverio Cabrini, 9 luglio 1946).

Tre aspetti vogliamo sottolineare di questa figura davvero gigantesca che, secondo le parole di Pio XII – che la proclamò santa nel 1946, e “Celeste Patrona di tutti gli Emigranti” nel 1952 – “sentì la forza delle trasformazioni, che del suo carattere e del suo temperamento andava facendo lo scalpello di Dio nel sodo marmo della sua persona”.

La prima, il suo patriottismo: si, proprio il patriottismo: anche se non si ferma certo ai suoi connazionali, l’opera di Francesca si presenta in primo luogo come soccorso di carità ai suoi compatrioti. “Gli italiani sono stati diffamati, al punto che la folla, aizzata da chi ne voleva l’espulsione, ne ha linciati a dozzine” non esiterà a denunciare dopo un tragico linciaggio di immigrati a New Orleans. E ancora: “Gli italiani qui sono trattati come schiavi… bisognerebbe non sentire amor di patria per non sentirsi ferita” (in Lucetta Scaraffia, Francesca Cabrini. Tra la terra e il cielo, Paoline, 2003).

Il patriottismo è l’amore della propria patria, non il rifiuto aprioristico della patrie altrui: in questo senso si deve leggere il fatto che la santa acquisisca la cittadinanza americana nel 1909, senza verosimilmente alcuna necessità di farlo, e la sua evidente simpatia per la forma democratica di quello Stato. Eppure non erano mancati da parte papale, proprio in quegli anni, diffidenze e ammonimenti circa l’entusiasmo, ritenuto eccessivo, verso la democrazia da parte di alcuni prelati americani. La Santa non sembra preoccuparsene più che tanto.

Il secondo aspetto, la straordinaria modernità del suo operato, totalmente calato nella realtà del suo tempo e dei luoghi in cui si trovava: un aspetto, se c’è bisogno di ricordarlo nei tempi che stiamo vivendo – quelli di migrazioni colossali che stanno cambiando il nostro continente – che andrebbe meditato da tutti, qui e oggi: “è tempo – aveva scritto in uno dei suoi quaderni di viaggio – che l’amore non sia nascosto, ma diventi operoso, vivo e vero” (da www.santiebeati.it).

Né la modernità si ferma solo nell’azione caritativa: il suo Istituto è il primo femminile che fa opera missionaria autonoma, senza dipendere da alcun parallelo maschile. Nuovi modi per il nuovo mondo.

E sopra ogni altro, il senso spirituale profondo della sua opera di carità: a chi si congratulava con lei per l’evidente successo di tante opere, Madre Cabrini soleva rispondere: “Tutte queste cose non le ha fatte forse il Signore?”. Chissà se questa risposta le veniva spontanea o se, come più probabile, si ricordava di I Cor, 10: “Non io però, ma la grazia di Dio che è con me”. Noi non possiamo far altro che osservare i frutti.

Santa Francesca Saverio Cabrini è sepolta a New York. La Chiesa la venera il 22 dicembre.

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