Giovanni Calabria

Il santo del mese - 4 dicembre 2013

Nato nel 1873, Giovanni perse il padre quando aveva solo tredici anni. Entrata così la miseria nella sua famiglia, fu costretto a sospendere gli studi per andare a lavorare pur sentendo impellente quella vocazione al sacerdozio in lui viva fin da quando era bambino. Fu un incidente di percorso con il suo datore di lavoro – un ciabattino – a fare da segnale della Provvidenza a iniziare gli studi in seminario, sia pure da esterno. Il suo «principale», licenziandolo bruscamente, gli aveva detto: «Vai a fare il prete: giusto quello puoi fare!». I suoi professori, pur se concordi nell’apprezzarne virtù e pietà, non sempre e non tutti ritenevano adeguate la sua intelligenza e la sua preparazione culturale, fino al punto da mettere in forse la sua ammissione al diaconato. Il suo Vescovo, sicuramente illuminato, disse: «Ne abbiamo ammessi tanti dotti, ammettiamone uno pio» e così arrivò alla tanto desiderata ordinazione sacerdotale nel 1901.

Orientò subito il suo ministero pastorale verso i poveri, soprattutto giovani, secondo una scelta da sempre vissuta. È già del 1908 la fondazione della prima Casa dei buoni fanciulli. A lui ben presto si unirono sacerdoti e laici e nel 1910 sorge il primo gruppo delle Povere Serve della Divina Provvidenza e nel 1932 la Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza avrà già l’approvazione pontificia. Le fondazioni si moltiplicano a Roma, nella Marsica, e nel 1934 un gruppo di sacerdoti parte per l’India. Le opere sociali fioriscono, ma anche i problemi e le difficoltà sempre accolte, vissute e superate con umile abbandono alla Provvidenza.

Morì il 4 dicembre 1954. Alla vigilia però, fece il suo ultimo gesto di carità offrendo la sua vita al Signore per il papa Pio XII, agonizzante. Il Signore aveva accettato la sua offerta e, mentre lui moriva, il Papa, misteriosamente e improvvisamente, ricuperava la salute vivendo in piena efficienza per altri quattro anni.

Lo stesso Pontefice, ignaro dell’ultimo gesto di offerta di don Calabria, ma conoscitore profondo di tutta la sua vita, alla notizia della sua morte, in un telegramma di condoglianze alla Congregazione, l’aveva definito “campione di evangelica carità”.

Venne beatificato il giorno 17 aprile 1988 e canonizzato il 18 aprile 1999.

P. Domenico Mondrone s.j., tracciandone un profilo nel V volume de I santi ci sono ancora (ed. Pro Sanctitate, 1978), così ne caratterizza la personalità sacerdotale:

Don Calabria andò avanti rovesciando tutti gli schemi degli accorgimenti e delle pianificazioni umane. Scelse la segnaletica dei paradossi. «L’opera, diceva, sarà grande se sarà piccola, sarà ricca se sarà povera, avrà la protezione di Dio se non cercherà quella degli uomini».

Don Calabria fu il sacerdote tutto calato nel Vangelo, il Vangelo preso alla lettera e senza glossa. Vivere il Vangelo integralmente fu sempre alla base e alla cima dei suoi pensieri, il chiodo ribadito con rinnovata tenacia in tutti i suoi discorsi e negli scritti suoi o da lui ispirati. Può far perfino l’impressione di essere stato uno scopritore del Vangelo-vita. Ai suoi figli spirituali scriveva:

«Dobbiamo ammetterlo: c’è troppa dissonanza fra ciò che il Vangelo insegna e ciò che da noi si pratica. Dobbiamo togliere questo contrasto. Allora non si potrà più dire che la Chiesa ha fatto il suo tempo, che non risponde alle esigenze odierne. Torniamo alle pure e genuine fonti del santo Vangelo, vivendo come vivevano i primi cristiani, senza egoismi, senza campanilismo, considerando che tutto il mondo è Dio. Siamo vangeli viventi, e prima di predicare pratichiamo. Solo chi riproduce in se stesso le massime evangeliche, sempre antiche e sempre nuove, le potrà utilmente predicare. Stiamo bene attenti, tutti, a non travisare il pensiero di Dio; niente aggiornamenti fuori del Vangelo! Dobbiamo riflettere la pura luce di Gesù…. O si crede o non si crede».

A lui si rivolse con una lettera per chiedere consiglio anche Mons. Guglielmo Giaquinta, quando si accingeva a fondare l’Istituto delle Oblate Apostoliche Pro Sanctitate.

E così Giovanni Calabria gli rispose:

 

CASA BUONI FANCIULLI

Verona 26 marzo 1947

La misura che adopererete per gli altri sarà adoperata per voi. (Il Divino Maestro)

Rev.mo Signore,

Ho letto con vivo compiacimento la Sua lettera e ammirato lo spirito apostolico che infiamma il Suo cuore. E’ proprio da ringraziare Iddio per questo fiorire di anime elette che anelano al lavoro spirituale in vantaggio della povera società; dobbiamo pregare perché la divina semente gettata in così larga  misura nel solco venga a maturazione, a gloria di Dio, a incremento del suo santo regno.

Tempi nuovi esigono aggiornamenti nuovi, opere nuove, come accenna anche il Santo Padre nella recente Costituzione da Lei ricordata; e la Provvidenza interviene a tempo giusto, mediante la parola del Vicario di Cristo, a sanzionare quello che tante anime pensavano. Ne sia ringraziato Iddio datore di ogni buon dono.

Certamente le anime costano sacrifici, preghiere, sofferenze; non è da meravigliarsi se le opere di zelo incontrano difficoltà. Ma se è Iddio che le suscita, sarà Iddio stesso che le sostiene.…..

Io pregherò per Lei, perché lo Spirito del Signore illumini chi dirige la Sua anima; e perché tutto si compia secondo la divina volontà.

Tutto sommato, quindi, mi sembra che Lei farà bene a lavorare di queste anime; ma nella semplicità, nella calma, nella pazienza, sempre restando nel posto assegnatole dalla Provvidenza.

Il Signore benedica e fecondi gli sforzi che intraprenderà per la sua gloria, e conceda frutti abbondanti di vita eterna.

Don Giovanni Calabria

Lettera scritta da San Giovanni Calabria a don Guglielmo Giaquinta

 

 

I commenti sono chiusi.