Beato Gaetano Catanoso – (1879-1963)

TESTIMONI DI SANTITA'

Grande è il Signore nei suoi santi: ognuno, infatti, rivela una o più caratteristiche del nostro Dio-Amore e Provvidenza. Gaetano Catanoso, partendo dalla contemplazione del Volto Santo di Gesù (diceva: “è la mia vita, la mia forza”) ha sviluppato una spiritualità contemplativa specialmente dell’Eucaristia, dove si trova il Volto Santo della reale presenza della Sua carne e del Suo sangue, ma il Volto Santo gli si mostrò sofferente: sofferente nelle persone indigenti, sofferente nei peccatori. Ecco dunque il passaggio dalla contemplazione all’azione missionaria: condivisione ed aiuto materiale verso i primi, preghiera e riparazione verso i secondi.

Nato a Chorio di San Lorenzo (Reggio Calabria) il 14 febbraio 1879, la grazia del Battesimo lo illuminò lo stesso giorno della sua nascita. Per una forte chiamata in giovanissima età entrò nel Seminario Arcivescovile a Reggio Calabria e fu ordinato sacerdote il 20 settembre 1902. In quel giorno si propose di vivere ogni istante della vita alla presenza di Dio, di non peccare mai deliberatamente e chiese preghiere affinché potesse percorrere il suo cammino verso la santità onorando la dignità sacerdotale.

Fu Prefetto d’ordine in seminario, poi parroco a Pentidattilo, piccolo centro dell’Aspromonte. Qui la gente portava in silenzio il peso della povertà, dell’analfabetismo, della prepotenza ed anche l’istruzione religiosa era limitata. Non perse tempo ad analizzare teoricamente la situazione ma, come avrebbe fatto il suo Gesù, condivise in pieno i disagi di quelle persone cercando anche di procurare qualche motivo di sana gioia.

Nacque spontaneamente sulla bocca di tutti l’appellativo di “padre” con il quale venne, poi, denominato sempre. Fu grande nell’annunciare la Parola di Dio e nell’assolvere tutti i suoi doveri sacerdotali, dedito specialmente agli ammalati e agli indigenti, ma capì subito che la leva del riscatto era la cultura, perciò aprì una scuola serale per i giovani, nella quale egli stesso insegnava. All’indigenza materiale si associa, molto spesso, l’indifferenza religiosa o anche l’avversione alla Chiesa ed ecco che diventò sempre più forte in lui l’immagine della duplice sofferenza del Volto Santo. Diceva, infatti: “Gesù ha bisogno di molte Veroniche che lo consolino per i peccati e di molti cirenei per la croce sempre più pesante dei più poveri”. Convinto che lo Spirito Santo programma ed anima l’azione, fondò – nel 1919 a Pentidattilo – la Pia Unione del Volto Santo ed un Bollettino per la diffusione di questa spiritualità di preghiera in riparazione dei molti peccati. C’era anche bisogno di operatori che fossero buon lievito spirituale e sociale per promuovere un vero cambiamento religioso e umano. Così nacquero, dal suo cuore di padre, le fondazioni: l’Opera dei Chierici Poveri e le Suore Veroniche del Volto Santo.

I Chierici, poveri tra i poveri, avevano anche l’intento di aiutare le vocazioni povere. Il fondatore diceva: “specialmente nelle nostre campagne dove si trovano i fiori più belli … che aspettano chi li trapianti nell’aiuola del Signore: le vocazioni non mancano”. “Potessi portare avanti tante vocazioni povere che diminuiranno il pianto della Chiesa ed il pianto di tante anime confortate dal ministero sacerdotale!”.

Durante la permanenza sull’Aspromonte, visitando molti paesi ed osservando sempre difficili realtà sociali e religiose, scriveva: “ho sentito una stretta al cuore nel vedere tanti bambini innocenti esposti alla corruzione, tante giovanette senza guida … tanti Tabernacoli senza il dovuto decoro, sacerdoti sofferenti senza assistenza”. Ecco, dunque, delineata la missione delle Suore Veroniche del Volto Santo: “gente che sa parlare alla propria gente, che ama il Signore in semplicità … che va senza pretendere nulla”. Aggiungeva: “il vostro posto è quello che gli altri hanno rifiutato, tra la gente più povera e più umile”. L’apostolato prospettato era vario e intenso: insegnare catechismo “dove si giunge camminando a piedi”; lì aprire asili, laboratori per le ragazze, assistere moribondi, anziani abbandonati, curare le Chiese trascurate. Tra tante difficoltà, l’Istituto si diffuse ed ebbe l’approvazione anche della Santa Sede.

Trasferito nel 1921 come parroco della Chiesa di santa Maria della Purificazione a Reggio Calabria, non sfuggì ai suoi superiori la statura spirituale e sociale, lo zelo ardente per il bene delle anime e della vita dei suoi parrocchiani e così gli affidarono molti incarichi: direttore spirituale del Seminario Arcivescovile, Cappellano negli Ospedali Riuniti, confessore degli Istituti religiosi e del carcere, Canonico penitenziere della Cattedrale, Rettore della Pia Unione del Volto Santo. Un peso enorme sulle spalle di un solo uomo ma egli, sostenuto dalla intensa vita spirituale, dalla forte volontà e carità, fu impeccabile e generoso in ogni incarico.

A “padre Catanoso” ricorrevano religiosi e laici, ritenendolo un’icona vivente delle promesse di Dio: egli insegnava sempre come vincere su tutto ciò che è contrario al disegno di Dio nella vita di ognuno, additando nella preghiera, nella penitenza e nella devozione alla Madonna, la via maestra del vivere bene e dare dignità a chi l’ha perduta.

Egli stesso fu esempio vivente di ciò che consigliava, accettando con fede e fortezza i sacrifici e la stessa cecità degli ultimi tempi. Per il bene della Chiesa si offrì vittima al Cuore di Gesù. Visse gli ultimi anni in una stanzetta presso le Suore Veroniche, esercitando anche il ministero della confessione e del consiglio. Aspettò con gioia l’incontro con il Volto Santo che aveva sempre contemplato nell’Eucaristia, esclamando spesso: “come è bello il Signore! Come è bello il Signore!”.

Si spense in santità il 4 aprile 1963 e fu beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 4 maggio 1987.

a cura di Rita Mottola di Amato

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