La speranza della nostra chiamata

 

In questo numero di Aggancio abbiamo voluto sottolineare l’evento più importante che la Chiesa si prepara a celebrare: il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, per riscoprire il suo significato e la chiamata ancora attuale ed urgente che rivolge alla Chiesa e in particolare a tutti noi laici.

Molti dei contributi che vengono offerti, infatti, rivolgono l’attenzione alla Costituzione dogmatica Lumen Gentium e in modo particolare al V capitolo dedicato alla universale chiamata alla santità, per offrire ai nostri Lettori e ai membri impegnati del Movimento Pro Sanctitate la possibilità di fare memoria dell’evento conciliare e di interrogarsi sul proprio vissuto, per affrontare l’impegno di una esperienza personale e di un annuncio gioioso della chiamata alla santità per tutti, in ogni luogo e con ogni mezzo.

La parola del Santo Padre Benedetto XVI ci ricorda che “la santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti”.

La liturgia del Tempo Ordinario guiderà le domeniche del mese di settembre e ottobre, per accompagnarci alla ripresa delle attività, dei nostri impegni di lavoro, scuola e di apostolato. Questo tempo liturgico ci richiama ai nostri impegni di credenti chiamati ad accogliere con docilità “la Parola che è stata seminata” in noi e metterla in pratica e non limitarci ad essere “ascoltatori” (Gc 1, 21-27).

San Luigi Guanella, che viene presentato in questo numero, ci ricorda che “la nostra vita è con Cristo in Dio. Il Signore è Padre… Può egli un Padre star lungi dal figliol suo? Tanto meno il nostro Padre celeste può star lontano dai figli che ha creato su questa terra. Per questo mandò il Suo Unigenito… Gesù Cristo uomo Dio visse con noi, ci istruì, ci educò..”.

San Paolo ci aiuta a comprendere come la preghiera a Dio nostro Padre sia fondamentale perché “illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi” (Ef 1, 17-18).

La speranza della nostra chiamata si traduce nella consapevolezza di essere stati scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci ad essere figli adottivi, mediante Gesù Cristo. “Chi è il santo? Ogni uomo che con la sincerità e la passione di cui è capace la sua anima cerca di camminare decisamente verso tale pienezza. Il santo allora è un uomo non completo che aspira alla completezza; l’affamato di un amore che egli possiede già, ma solo parzialmente; una creatura bisognosa dei fratelli a cui cerca di dare non il superfluo della sua abbondanza ma tutto ciò che gli è possibile; un uomo immerso nell’oggi ma che guardando l’eterno cerca di anticiparlo, secondo le sue possibilità, nel tempo che egli vive. […] Il santo è il luogo dove s’incontra il divino e l’umano; è la continuazione nel tempo dell’amore redentivo e cioè del Verbo che si è fatto carne per inserirci nel suo processo di amore”. (G. Giaquinta, L’amore è rivoluzione).

 

L’augurio per questo tempo di celebrazione del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II è quello di pregare Gesù, il Divino Maestro, affinché ci conceda la fermezza della fede, l’ardore della carità e l’incrollabile certezza della speranza.

Loretta Angelini

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