Santa Margaret Clitherow – 25 marzo

Re Enrico VIII nel 1534 emanava l’Atto di Supremazia con il quale si proclamava capo supremo della Chiesa d’Inghilterra, decretando lo scisma dalla Chiesa di Roma.

 

 

Inizia così una persecuzione che per 150 anni porterà al patibolo migliaia di inglesi, nella maggior parte semplici laici, uccisi per la fede nella Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. “Volevano essere e furono di fatto fedeli sudditi del potere reale che tutti – senza eccezione alcuna – riconobbero, fino alla loro morte, come legittimo in tutto ciò che appartiene all’ordine civile e politico. Ma fu proprio questo il dramma dell’esistenza di questi Martiri, e cioè che la loro onesta e sincera lealtà verso l’autorità civile venne a trovarsi in contrasto con la fedeltà verso Dio e con ciò che, secondo i dettami della loro coscienza illuminata dalla fede cattolica, sapevano coinvolgere le verità rivelate, specialmente sulla S. Eucaristia e sulle inalienabili prerogative del successore di Pietro”: queste le parole del papa Paolo VI nell’omelia di canonizzazione di 40 martiri inglesi, il 25 ottobre 1970. Tra questi c’è Santa Margharet Clitherow. Nasce a York negli anni ‘50 del Cinquecento durante il regno di Maria Tudor (la figlia cattolica di Enrico VIII) però la sua formazione umana e cristiana avviene quando ormai regna la protestante Elisabetta. Nel 1571 Margaret – nata Middleton – va in sposa al commerciante John Clitherow. Insoddisfatta dal protestantesimo studia la dottrina cattolica e, tre anni dopo il matrimonio, si converte. Il marito rimasto protestante rispetta la scelta della moglie; accetta che i figli vengano educati nella fede cattolica e paga le multe a cui Margaret viene condannata per “trascurare i suoi doveri verso Dio e la Regina” cioè il rifiuto di partecipare al rito protestante. Dato che questa opposizione al culto anglicano è di domino pubblico, è condannata varie volte alla carcerazione, ma lei vive la solitudine della prigionia come occasione per dedicarsi totalmente alla preghiera e alla contemplazione, in devota conversazione con Dio. Nei periodi di libertà provvedeva ad ospitare, in una stanza segreta ricavata nella sua casa, i sacerdoti cattolici fuggiaschi e ne conservava gelosamente i paramenti sacri, i calici e il pane azzimo necessari per le celebrazioni clandestine della Santa Messa. Nel 1586 la casa viene sottoposta a perquisizione; non trovando nulla gli sgherri minacciano di sottoporre a tortura uno dei bambini presenti quel giorno in casa (cui Margaret faceva da insegnante e catechista), il quale, terrorizzato, rivela la presenza del nascondiglio: il sacerdote nel frattempo era riuscito a scappare ma vengono trovate le prove eloquenti del culto “papista”. Imprigionata nella fortezza di York, il 14 marzo 1586 è condotta di fronte al tribunale ma non risponde all’interrogatorio: “Non ho commesso nulla di male per cui dichiararmi colpevole”. Rifiuta il diritto ad un regolare processo per non vedere i propri figli costretti a testimoniare contro di lei e per non rendere colpevoli della propria condanna a morte la giuria popolare, lasciando la responsabilità di pronunciarsi solo al magistrato. Il rifiuto del processo equivale all’ammissione di colpevolezza e, dopo aver ascoltata la sentenza, replica al giudice: “Se questa sentenza di condanna è conforme alla vostra coscienza, prego Dio che ve ne riserbi una migliore dinanzi al suo tribunale”. Condannata a stare tre giorni senza mangiare né bere, il mattino del 25 marzo 1586, Venerdì Santo, dopo aver indossato un abito bianco da lei stessa preparato, viene condotta al supplizio. Allo sceriffo che le ricorda di venire giustiziata per alto tradimento, replica decisa: “No, no, signor sceriffo! Muoio per amore del mio Signore Gesù”. Fatta sdraiare con la schiena su di una pietra acuminata, legata con le mani e i piedi a dei pioli, sul ventre furono ammassati grossi pesi fino a schiacciarla mortalmente. Il martirio durò in tutto una quindicina di minuti, poi il corpo fu gettato in un fossato di acqua putrida; per sei settimane i cattolici fecero ricerche del suo corpo che ritrovarono ancora incorrotto fresco come il giorno della morte. Dei tre figli: una si fece monaca clarissa a Lovanio (Belgio) e i due maschi divennero sacerdoti. In Inghilterra è venerata quale protettrice delle donne cattoliche. “La verità che ci rende liberi non può essere trattenuta per noi stessi; esige la testimonianza, ha bisogno di essere udita, ed in fondo la sua potenza di convincere viene da essa stessa e non dall’umana eloquenza o dai ragionamenti nei quali può essere adagiata. Non lontano da qui, a Tyburn, un gran numero di nostri fratelli e sorelle morirono per la fede; la testimonianza della loro fedeltà sino alla fine fu ben più potente delle parole ispirate che molti di loro dissero prima di abbandonare ogni cosa al Signore. Nella nostra epoca, il prezzo da pagare per la fedeltà al Vangelo non è tanto quello di essere impiccati, affogati e squartati, ma spesso implica l’essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia. E tuttavia la Chiesa non si può esimere dal dovere di proclamare Cristo e il suo Vangelo quale verità salvifica, la sorgente della nostra felicità ultima come individui, e quale fondamento di una società giusta e umana.”

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