State dietro di me

Schiavi dei mezzi tecnici come siamo, fra le primissime cose che facciamo la mattina c’è quella di guardare il cellulare: ...


Schiavi dei mezzi tecnici come siamo, fra le primissime cose che facciamo la mattina c’è quella di guardare il cellulare: messaggi, novità? Negli ultimi giorni basta aprire google e subito si segnala un bell’articolo: mentre scrivo l’ho fatto e mi sono imbattuto nel titolo “papa Francesco, un blasfemo insensibile alla bellezza”. Il giorno precedente si annunciava la prossima esplosione di una ennesima “bomba” in Vaticano: al solito sui preti gay, sugli abusi sessuali e compagnia cantando. Che bell’inizio di giornata.

Niente dietrologie, che non ci competono: ma un semplice uso della intelligenza non può non rilevare quanto ingegno si sprechi per fare danno alla Chiesa: ci si mettono abbastanza spesso anche alcuni “supporters” del Papa, alimentando il fuoco con ipotesi di oscuri complotti orditi all’ombra della malefica curia Romana …

È quindi particolarmente opportuno, a nostro avviso, mentre riconosciamo intelligentemente l’esistenza di questo fenomeno, non alimentarlo, bensì fare esattamente il contrario: infatti, “non possiamo non essere immersi nella inquietudine esistenziale della Chiesa e del mondo, però dobbiamo avere il senso della fedeltà nel rispondere con la nostra fede”: questo ci esorta a fare il Fondatore, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta. Di lui parliamo sempre, e in questo numero anche di più. Vorrei rimandare ad una sua descrizione che potete leggere in una testimonianza di Giuliana Spigone, oblata apostolica, ora accanto a lui in Cielo: fra molte altre cose essa ne parla come di un “intellettuale attento e sobrio”, dove la parola chiave è l’aggettivo ‘sobrio’: c’è bisogno di spiegare quanto si ha bisogno di sobrietà in ogni tempo e oggi più che mai? Scriveva, Giaquinta: “Ci si crede forti solo quando si sia capaci … di urlare selvaggiamente, di alzare il pugno serrato… Non è questa la fortezza cristiana”. Proprio no.

Si osserverà, in conclusione di queste considerazioni che c’è poco da stare allegri? Noi non la pensiamo così, nell’anno segnato dal 1+1 la santità è contagiosa. Contagiosa è anche la gioia, sulla quale qui insistiamo in modo particolare, come ci è ricordato dalla Santa Madre Teresa di Calcutta: “La gioia è assai contagiosa. Cercate, perciò, di essere sempre traboccanti di gioia dovunque andiate”.

Ebbene, qualcuno potrebbe osservare, appunto, che per i fedeli cattolici spirano arie cattive, e che quindi c’è poco da contagiare con la gioia o con la santità che poi sono la stessa cosa. Sarebbe vero se la fonte di esse provenisse da successi di immagine, effettivamente. Non lo è quando si rifletta che la gioia di cui siamo portatori è ben altrimenti fondata. Ci può aiutare quanto scrive il Santo Padre Francesco in EG 32: “Non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere. Dipendere da Lui ci libera dalle schiavitù e ci porta a riconoscere la nostra dignità. “La santità è contagiosa, perché stimola in noi qualcosa che ci è familiare, che ci appartiene da sempre”, osserva in un prezioso approfondimento di cui pubblichiamo la prima parte il Vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana. Appartiene insomma alla nostra natura che reca un ricordo di quella divina: altro che suc­cessi di immagine. Ancora EG, 7: “mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere”: quelle sì che sono contagiose.

“Se realmente crediamo in Cristo, se abbiamo trovato la nostra felicità in Lui dobbiamo emanare, ispirare gioia… se tutti fossimo stati più seminatori di speranza e di gioia quante più persone si sarebbero accostate a noi: avrebbero trovato ciò che esse cercano e cioè la felicità e la gioia”. Così il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta. È con la speranza di essere così contagiosi, con l’umiltà di ricominciare se necessario ogni giorno, ogni momento, che noi andiamo in questi mesi incontro al mistero fondante della Pasqua. Con la certezza, anche, che ci viene dalle parole di Gesù: coraggio, state dietro di me. (Mc 1, 17).

Alberto Hermanin

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