S. Francesco di Sales

Il santo del mese - 24 gennaio


Scegliamo di proporre all’attenzione dei Lettori S. Francesco di Sales per due importanti motivi. Il primo è il riconoscimento che è stato precursore del Vaticano II sulla dottrina della vocazione universale alla santità.
Guglielmo Giaquinta (1914-1994), apostolo della santificazione universale, ha fatto numerose volte riferimento a Francesco di Sales nell’affermare che tutti gli uomini sono chiamati alla santità.
Il secondo motivo è legato al tema che ci accompagna in questo anno: 1+1 la santità è contagiosa. Francesco di Sales ha “contagiato” molti, sacerdoti religiose e laici. Tra tutti spicca Santa Giovanna Francesca di Chantal (1572-1641), nobile francese, sposa e madre che anche grazie all’amicizia spirituale con il nostro santo, concretizza il suo desiderio di donazione a Dio prima nel vivere amorevolmente accanto ai suoi figli e poi nella consacrazione religiosa. Nel 1610 ha fondato con Francesco di Sales l’Ordine della Visitazione di Maria. Nel 1621, dopo la morte di Francesco, Giovanna prese la guida della Congregazione sostenuta dal consiglio spirituale di S. Vincenzo de’ Paoli. Il contagio della santità continua

Lo Spirito Santo lavora in segreto nei cuori degli uomini, ma ogni tanto questo lavoro interiore nascosto, si trasforma in sorgente per opera dei santi, uomini scelti da Dio per essere all’origine di un rinnovamento spirituale. La storia della Chiesa è piena di questi esempi.
S. Francesco di Sales è stato lo strumento di Dio per il rinnovamento della spiritualità dei laici.
L’influenza di S. Francesco di Sales nella storia della spiritualità è stata vasta e profonda; la sua azione apostolica e spirituale una risposta quanto mai efficace alle esigenze e ai problemi del tempo in cui egli è vissuto.
La situazione religioso-morale della Chiesa francese alla fine del XVI secolo è lontana dall’essere ideale. Una vera riforma si è soltanto iniziata: si respira un’atmosfera per molti aspetti simile a quella della Roma rinascimentale anteriore alla Riforma; le prelature sono riservate alla nobiltà e ai favoriti di corte: la vita della buona società poggia su una falsa concezione dell’onore che considera il duello come il mezzo per risolvere anche le più futili questioni; per la formazione del clero mancano seminari e maestri capaci.
Eppure, malgrado la decadenza del livello generale, vi sono in Francia molte anime che sanno preservarsi dalla corruzione che le circonda e rimangono innamorate della perfezione: dietro gli errori e gli abusi e gli scandali continua ad esistere una vita interiore rigogliosissima. Sarà proprio questa vita, fedelmente ancorata al Vangelo, la forza che permetterà la soluzione della crisi. S. Francesco di Sales, S. Vincenzo de’ Paoli e gli altri santi non sono grandi figure isolate di questa epoca ma ne rappresentano la più profonda realtà: la loro santità avrà una influenza determinante. Il secolo XVII è un secolo di fioritura religiosa: la Francia diviene un giardino di santità e una scuola della mistica più sublime.
Su questo sfondo si delinea l’opera di S. Francesco di Sales, che si esprime nella positiva collaborazione alla Controriforma, nell’attività di direzione delle anime e infine in quello che si può definire il rinnovamento della spiritualità dei laici.
In ognuno di questi tre campi risplendono la sua grandezza e la sua santità.
Ordinato sacerdote nel 1593, egli svolge un attivo apostolato nello Chablaís, territorio sulle rive del lago di Ginevra, già interamente conquistato alle eresie di Calvino e Zwingli, dandosi con ardore all’opera di conversione degli eretici. Nel contatto con questi si rivela chiaramente quella sintesi che in Francesco di Sales è caratteristica e fondamentale: mitezza, comprensione, indulgenza, mirabilmente unite ad una coerenza assoluta, ad un eroico spirito di sacrificio e ad un grande amore alla verità.
Divenuto, nel 1602, Vescovo di Ginevra, con sede ad Annecy, si dedica con grande zelo alla predicazione e alla formazione del giovane clero, attuando così i decreti del Concilio di Trento.
L’altro campo in cui ampiamente si esplica l’opera di San Francesco di Sales è quello della direzione delle anime, che rappresentò la passione della sua vita. Nell’«Introduzione alla vita devota» egli condensa appunto i frutti di una lunga esperienza. Una vastissima corrispondenza epistolare ci permette di conoscere il Santo anche sotto questo profilo. Egli guidava le anime per cammini austeri, senza temere di tagliare nel vivo; sapeva tuttavia farlo con una profonda comprensione degli elementi umani e dando prova, nella ricerca di soluzioni pratiche, di grande duttilità e facilità di adattamento.
S. Francesco confutò il pregiudizio, diffuso al suo tempo, che la vera santità oltrepassi la portata degli sforzi umani o sia così difficile da poter essere raggiunta solo da un piccolo numero di persone. Egli insegnò che la sostanza della perfezione è compatibile con ogni stato.
Il libro ascetico per eccellenza era stato, sino ad allora, l’«Imitazione di Cristo», opera di un solitario che parla a solitari; S. Francesco volle scrivere una Imitazione per coloro che vivono «nei commerci, nelle cariche pubbliche, nella vita coniugale, a corte».
Dimostrò che si può andare incontro al mondo non solo senza danno per la vita spirituale ma addirittura progredendo verso la santità.
S. Francesco di Sales propose a tutti la «devozione», che altro non è se non l’ideale cristiano in tutta la sua pienezza, cioè la santità.
La misura della santità di un’anima è data dal grado del suo amore, cioè del suo slancio e del suo vigore nel volere ciò che Dio vuole. È il desiderio di amare che bisogna coltivare. S. Francesco di Sales fa dell’amore il centro della sua spiritualità. Egli confida nella bontà di Dio e mostra fiducia anche in una certa bontà naturale dell’uomo e nella capacità del suo sforzo. Stabilire e far crescere l’amore nei cuori: è qui il nucleo essenziale di tutto il suo insegnamento spirituale.
Il mezzo migliore per combattere un vizio non è attaccarlo di fronte ma formare un’anima che spontaneamente va contro questo vizio. L’amore protegge dal male ed è inoltre la forza che conduce alla perfezione e all’eroismo. Altri insegnano a giungere all’amore attraverso le virtù; S. Francesco di Sales conduce alle virtù per mezzo dell’amore. Qualunque atto, se ispirato dall’amore, acquista un grande valore.
Una delle conseguenze essenziali di questa dottrina è che pone la devozione, cioè la santità, alla portata di coloro che vivono nel mondo, immersi nel quotidiano. Se la perfezione consiste nel fare, nel posto in cui ci troviamo, ciò che Dio vuole, essa non è più un privilegio del chiostro o del deserto, come riteneva l’opinione comune. «È un errore – scrive S. Francesco nella «Filotea» – anzi un’eresia voler bandire la vita spirituale dalla vita militare, dalla bottega degli artigiani.. dalla vita di famiglia» (parte Ia – cap. III).
La santità consiste nell’umile quotidiana e amorosa pratica dei doveri di stato, che variano per ciascuno di noi e per ognuno determinano una differente gerarchia di virtù.
Questa luminosa dottrina della vocazione universale alla santità è in primo piano nell’insegnamento di S. Francesco di Sales. Indicando ai laici la meta altissima della perfezione e dell’apostolato, egli ha precorso i tempi, ha anticipato gli insegnamenti e lo spirito del Concilio Vaticano II.
S. Francesco di Sales morì nel 1622, fu beatificato nel 1661, canonizzato nel 1665 e dichiarato Dottore della Chiesa nel 1877 da Pio IX. Nel 1923 Pio XI lo proclamò patrono di «tutti quei cattolici, che con la pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina».

S. A.


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