Il coraggio di incontrarsi

Editoriale - Maggio-Giugno 2018

«Noi siamo abituati ad una cultura dell’indifferenza e dobbiamo lavorare e chiedere la grazia di fare una cultura dell’incontro, di questo incontro fecondo, di questo incontro che restituisca ad ogni persona la propria dignità di figlio di Dio, la dignità di vivente. (…) Se io non mi fermo, se io non guardo, se io non tocco, se io non parlo, non posso fare un incontro e non posso aiutare a fare una cultura dell’incontro» (FRANCESCO, Omelia Domus Sanctae Marthae,13 settembre 2016). Più volte, nel corso del suo pontificato, Papa Francesco ha ripetuto queste parole, invitandoci ad avere il coraggio di incontrare l’altro, nostro fratello.
È lo stile di Gesù, che in mezzo ad una grande folla, si accorge dell’emorroissa che lo ha toccato; che riconosce Zaccheo arrampicato sull’albero; che decide di fare una strada più lunga per incontrare la Samaritana e dialogare con lei; che riesce a sentire la voce del cieco nato, mentre gli altri lo rimproverano perché taccia …

Nei mesi di maggio e giugno le liturgie domenicali ci faranno vivere immersi nella logica del dono, in un tempo scandito dall’attesa dello Spirito Santo, dalla preghiera incessante della Madre per ciascuno di noi, affinché possiamo accogliere lo Spirito ed essere testimoni. La solennità del Corpus Domini ci immergerà nel dono immenso dell’Amore di Gesù che ha voluto restare con noi sotto la specie del pane per trasformarci in lui. Dalla festa della SS. Trinità impareremo a vivere l’amore che si fa dono e che, comunicandosi agli altri, genera vita.

Impariamo dall’Amore.

Alla scuola di Gesù impariamo la cultura dell’incontro, impariamo a comunicare, a metterci in gioco senza paura: «la piena comunicazione comporta la vera donazione di se stessi sotto la spinta dell’amore; ora la comunicazione del Cristo è realmente spirito e vita. Con l’istituzione dell’Eucaristia, Cristo ci consegnò la più alta forma di comunione che potesse venire partecipata agli uomini» (cf. Communio et Progressio). Incontrare l’altro è, prima di tutto, dare se stessi, donare le proprie capacità, i propri talenti, il tempo a disposizione; dare senza paura di perdere, di sembrare deboli, di essere considerati perdenti. Lo testimonia la vita di Sant’Orsola – che leggeremo in queste pagine – la quale attingeva ogni giorno all’amore eucaristico per rendere la sua vita un dono per gli altri, offrendo un amore che faceva diventare straordinario l’ordinario. Amare è sapere includere tutti, non emarginare il fratello, non farlo sentire a disagio, non metterlo in difficoltà.

Accogliendo Gesù nella nostra vita impariamo ad essere autentici, ad essere veri, a non avere paura di mostrarci agli altri così come siamo. Impariamo a incontrarci fuori dalle chat, a guardare l’altro, il fratello, negli occhi per accogliere la sua unicità. Impariamo ad essere noi stessi, a non avere bisogno di mentire, di inventare fake news su di noi o sugli altri… Ce lo ricorda anche Papa Francesco nel Messaggio per la 52° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: «Le notizie false rivelano così la presenza di atteggiamenti al tempo stesso intolleranti e ipersensibili, con il solo esito che l’arroganza e l’odio rischiano di dilagare. A ciò conduce, in ultima analisi, la falsità. Nessuno di noi può esonerarsi dalla responsabilità di contrastare queste falsità».

Nel mese di giugno ricordiamo, con grata memoria, il fondatore del Movimento Pro Sanctitate, il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta. Lo ricordiamo, particolarmente quest’anno in cui la Chiesa si prepara al Sinodo dei giovani, per il suo affetto paterno verso di loro e con le sue parole: «lasciamo che i giovani sognino, ma diamo loro un contenuto oltre che naturale anche soprannaturale di generosità, di eroismo. Parliamo loro di ideali missionari, di vocazione, di santità». La santità, ci ricorda Guglielmo Giaquinta, vuol dire amare, costruire un mondo in cui tutti gli uomini possano vivere da fratelli, mettendo in comune il tempo, le ricchezze, cercando di costruire una società migliore, una cultura dell’accoglienza.
La santità è avere un cuore sempre giovane per accogliere, nell’altro, la novità di Dio che viene a parlarci, a ‘scomodarci’, a mettere in discussione le nostre false certezze e a invitarci a diventare fratelli.

Il 9 aprile 2018, mentre stavamo per chiudere questo numero di Aggancio, è stata presentata l’Esortazione Apostolica del Santo Padre Francesco: «Gaudete et Exsultate» sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Il Movimento Pro Sanctitate, che sulle orme del Servo di Dio Guglielmo Giaquinta si impegna a vivere e annunciare la chiamata universale alla santità, considera le parole di Papa Francesco “un aiuto concreto, un dono prezioso, un incoraggiamento importante”. Pubblichiamo qui una breve sintesi del documento, rimandando ai prossimi numeri ulteriori approfondimenti.

Vittoria Terenzi


© 2018 Aggancio – Movimento Pro Sanctitate – Tutti i diritti riservati

I commenti sono chiusi.