Comunicare è lo stile della fraternità

Formazione permanente Pro Sanctitate

IDEA LUCE
Non dobbiamo essere ossessionati, nel comunicare la nostra fede nell’incontro con il fratello, dalla necessità di trasmettergli in modo disarticolato una moltitudine di dottrine. Quando il nostro stile è l’incontro, il nostro intento missionario e apostolico, rivolto a tutti senza eccezioni né esclusioni, l’annuncio si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente, radiosa e fraterna.
Il dialogo con il fratello è naturale, cerca il confronto, aspira a far conoscere la bellezza di ciò per cui si vive e ciò in cui si crede.

“Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede” (Eb. 13, 7).

“Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia” (Sof, 3,17).

“Durante l’esistenza terrena Cristo si è rivelato il perfetto Comunicatore. Per mezzo della sua incarnazione, Egli prese la somiglianza di coloro che avrebbero ricevuto il suo messaggio, espresso dalle sue parole e da tutta l’impostazione della sua vita. Egli parlava pienamente inserito nelle reali condizioni del suo popolo, proclamando a tutti indistintamente l’annuncio divino di salvezza con forza e con perseveranza e adattandosi al loro modo di parlare e alla loro mentalità. Del resto la “comunicazione” si estende molto oltre la semplice manifestazione dei pensieri della mente o espressione dei sentimenti del cuore. La piena comunicazione comporta la vera donazione di sé stessi sotto la spinta dell’amore; ora la comunicazione del Cristo è realmente spirito e vita. Con l’istituzione dell’Eucaristia, Cristo ci consegnò la più alta forma di comunione che potesse venire partecipata agli uomini. Nell’Eucaristia si realizza infatti la comunione fra Dio e l’uomo e perciò la più intima e perfetta forma di unione fra gli uomini stessi. Cristo infine ci ha comunicato il suo Spirito Vivificante, che è principio di comunità e di unità. Nella Chiesa, che è il Corpo Mistico di Cristo e mistero della Pienezza di Lui glorificato, Egli abbraccia tutte le realtà. Perciò nella Chiesa siamo in cammino, fortificati dalla Parola e dai sacramenti, verso la speranza dell’ultimo incontro, quando “Dio sarà tutto in tutti”.
(Istruzione pastorale – Communio et Progressio – sugli strumenti della Comunicazione
Sociale pubblicata per disposizione del
Concilio Ecumenico Vaticano II)


“Dobbiamo tentare una evangelizzazione culturale di fraternità, usando però tutti i mezzi possibili che possano condurre ad una diffusa formazione di una mentalità”.
(La rivolta dei samaritani – Guglielmo Giaquinta)

“L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”.
(Evangelii Nuntiandi, Paolo VI)

«Nulla va perduto; in Cristo tutto è recuperato, preservato, ma sotto un aspetto mutato, tutto è trasparente, chiaro, libero dal tormento del desiderio egoista».
(Dietrich Bonhoeffer, lettera del 18 dicembre 1943)

Il dialogo, anche quello interreligioso, ha necessità di…

Iniziare, cioè cominciare, in questo coraggio, un incontro. Includere tutti quelli che sono pronti ad entrare in un processo di dialogo, superare i pregiudizi del passato, condividere, vale a dire lasciarsi toccare dall’esperienza espressa dall’altro; accettare, il prendere l’altro come è, rispettare la sua diversità; arricchire la vita e la comprensione della Chiesa, imparare dagli altri, e anche dai propri peccati, confessare, nel senso di ammettere dove io ho sbagliato; esprimere i problemi, le differenze, ed il Vangelo di Cristo”.

Comunicare il nostro carisma come? Non in un modo specialistico, nozionistico o autoreferenziale, ma attraverso il contatto, il coinvolgimento, la conoscenza dell’altro, il lavoro interiore cosicché per prima la nostra comunicazione si alimenti di gioia e di verità. La vicinanza si esprime sempre nel dialogo, la fraternità si colora di buone parole.
La parola va necessariamente affiancata al gesto, alla carità, all’impegno per la giustizia, all’esperienza estetica. È in gioco la comprensibilità del messaggio che vogliamo comunicare.
In questo senso, il principale criterio di verifica della qualità del nostro lavoro dovrebbe essere l’amore a Cristo e alla Chiesa dei nostri studenti, la loro capacità di amare il mondo e di servirlo. La formazione è anche, forse soprattutto, una questione del cuore.
Anche perché l’amore per la ricerca e l’insegnamento dovrebbero essere appunto l’espressione del nostro amore per la Chiesa e il mondo.
(Dal discorso d’inizio anno del Rettore
P. Nuno da Silva Gonçalves, Pontificia Università Gregoriana)

Un esempio della comunicazione di Gesù è la conversazione con la samaritana al pozzo (Giovanni, 4, 1-42). Gesù osserva la donna e pieno di compassione per la sua situazione e per i tanti problemi che travagliano la sua vita, rompe il tabù che vieta a un ebreo di parlare a un samaritano.
Inizia la conversazione parlando dell’acqua, segno – nella vita della donna – sia di speranza che di fatica. Gesù introduce immediatamente il duplice significato dell’acqua, quello pragmatico dell’acqua che spegne la sete e quello spirituale, simbolo della vita. Promettendo un’acqua eterna, Gesù risveglia il desiderio della libertà e dell’amore nel cuore della donna, riuscendo a superare la barriera umana del cinismo e della disperazione.

Dammi da bere
Mi sono accostato a te, Maestro,
che seduto sul pozzo di Sicàr
mi attendevi e da te, fonte viva e sgorgante,
ho sentito una parola di bisogno: dammi da bere.
Ed io, che sono assetato, mi sono chiesto come mai dovessi, arido e vuoto,
donare a te dell’acqua, mentre tu ne sei la fonte unica e vera.
Ma nel tuo mistero d’amore mi hai svelato che la tua sete era di me
e di altre anime che attraverso me dovevano anch’esse arrivare a quel pozzo
e dissetarsi dal bruciore della febbre delle cose terrene…. (Guglielmo Giaquinta)

La comunicazione, il dialogo, l’assenza di condanna e di conflitto aprioristico sono i veri fondamenti dell’unità e dell’equilibrio per la società contemporanea.

Parole chiave per approfondire la fraternità nel dialogo
TEMPO • COINVOLGIMENTO • RICERCA • RISPETTO • EQUILIBRIO • SERVIZIO • ASCOLTO • ATTESA • MATURAZIONE • VOLONTÀ

“Dobbiamo tentare una evangelizzazione culturale di fraternità usando però tutti i mezzi possibili che possano condurre ad una diffusa formazione di una “mentalità”. Dalla mentalità bisogna poi passare alla prassi. Non ci si può infatti nascondere la realtà del pericolo che nello sforzo di far maturare gli uomini al senso della fraternità e nel lavoro di evangelizzazione culturale ci si limiti a creare degli stati d’animo o anche delle precise volontà alle quali però non si additi poi uno sbocco ben preciso o almeno abbastanza delineato.
Da qui l’esigenza che accanto alla formazione della mentalità ci sia, quale attuazione concreta dei principi operativi che scaturiscono dal progetto storico, una “prassi”, cioè un “progetto storico concreto”.

Spunti di riflessione, per crescere insieme…
• L’apertura e il dialogo sono le caratteristiche dei nostri incontri con i fratelli?
• Quanto pensiamo a come incontrava Gesù?
• Quanta esperienza della Parola nutre il nostro modo di agire e di comunicare?
• Quale verifica facciamo sul nostro modo di comunicare?


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