La Gioia dell’incontro con la Divina Misericordia

Adorazione eucaristica - dicembre 2015

Guida Il tempo di Avvento e di Natale che viviamo quest’anno apre le porte all’anno giubilare indetto da Papa Francesco: un tempo favorevole per riscoprire il senso dell’Incarnazione di Gesù, la Misericordia di Dio – il senso del suo farsi povero tra i poveri, la misericordia tra gli uomini – il senso del suo nascere in una famiglia, la misericordia incarnata nella Chiesa.

Oltre alla Misericordiae Vultus ci accompagneranno in questo cammino, se lo desideriamo, nei momenti di silenzio san Pio da Pietrelcina e san Leopoldo Mandic, indicati da Papa Francesco come testimoni silenziosi ed efficaci della Misericordia di Dio Padre.

Accogliamo Gesù Eucaristia, dunque, sapendo che, come i pastori alla grotta, saprà stupirci con la sua presenza, accoglierci con la nostra povertà e i nostri doni, inviarci ai fratelli come portatori del suo amore misericordioso.

 

Cel. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Ass. Amen.

Cel. Vieni Spirito Santo, vieni in noi, nelle nostre tenebre

Ass. e fai nascere Gesù, Lui, la luce di ogni cuore.

Cel. Vieni Spirito Santo, vieni in noi, nei nostri limiti

Ass. e fai nascere Gesù, Lui, l’infinito fatto bambino.

Cel. Vieni Spirito Santo, vieni in noi, nei nostri egoismi

Ass. e fai nascere Gesù, Lui, che scende sulla terra e si dona.

Cel. Vieni Spirito Santo, vieni in noi, nelle nostre fragilità

Ass. e fai nascere Gesù, Lui, che trasforma ogni povertà in ricchezza.

Cel. Vieni Spirito Santo, vieni in noi, nelle nostre solitudini

Ass. e fai nascere Gesù, Lui, che dà la vita per gli amici.

Cel. Vieni Spirito Santo, vieni in noi, nelle nostre lacrime

Ass. e fai nascere Gesù, Lui, che rende feconda ogni sofferenza.

Cel. Vieni Spirito Santo, vieni in noi, nel nostro peccato

Ass. e fai nascere Gesù, Lui, che regala misericordia e nuove possibilità.

Cel. Vieni Spirito Santo, vieni in noi, nella nostra vita

Ass. e fai nascere Gesù, Lui, che dà senso ed eternità ad ogni nostro respiro! (M.F.)

 

Canto di esposizione eucaristica e silenzio di adorazione

Annuncia ciò che il Signore ti ha fatto

e la misericordia che ha avuto per te

I lett Dal Vangelo secondo Luca (5, 27-32)

Dopo queste cose, egli uscì e notò un pubblicano, di nome Levi, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, lasciata ogni cosa, si alzò e si mise a seguirlo. Levi gli preparò un grande banchetto in casa sua; e una gran folla di pubblicani e di altre persone erano a tavola con loro. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai discepoli di Gesù: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?» Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, bensì i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento».

II lett Dalla Misericordiae Vultus (Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia, n. 8)

Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza. «Dio è amore» (1Gv 4, 8.16) afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura  l’evangelista Giovanni. Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente. Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione.

Silenzio di meditazione e adorazione

Gesù, dinanzi alla moltitudine di persone che lo seguivano, vedendo che erano stanche e sfinite, smarrite e senza guida, sentì fin dal profondo del cuore una forte compassione per loro (cfr Mt 9, 36). In forza di questo amore compassionevole guarì i malati che gli venivano presentati (cfr Mt 14, 14), e con pochi pani e pesci sfamò grandi folle (cfr Mt 15, 37). Ciò che muoveva Gesù in tutte le circostanze non era altro che la misericordia, con la quale leggeva nel cuore dei suoi interlocutori e rispondeva al loro bisogno più vero. Quando incontrò la vedova di Naim che portava il suo unico figlio al sepolcro, provò grande compassione per quel dolore immenso della madre in pianto, e le riconsegnò il figlio risuscitandolo dalla morte (cfr Lc 7, 15). Dopo aver liberato l’indemoniato di Gerasa, gli affida questa missione: «Annuncia ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te» (Mc 5, 19). Anche la vocazione di Matteo è inserita nell’orizzonte della misericordia. Passando dinanzi al banco delle imposte gli occhi di Gesù fissarono quelli di Matteo. Era uno sguardo carico di misericordia che perdonava i peccati di quell’uomo e, vincendo le resistenze degli altri discepoli, scelse lui, il peccatore e pubblicano, per diventare uno dei Dodici.

Silenzio

Il Natale di Gesù di san Pio da Pietrelcina

Nel cuore della notte, nella stagione più rigida, nella più gelida grotta, più abitazione di armenti che di umana creatura, veniva alla luce nella pienezza dei tempi il promesso Messia – Gesù – il Salvatore degli uomini. Non strepito attorno a lui; un bue ed un asino riscaldano il neonato povero Bambino; un’umile donna, un povero uomo stanco adoranti presso di lui.

Non si odono che vagiti e pianto del Dio pargoletto. E con questo pianto e con questi vagiti egli offre alla divina giustizia il primo riscatto della nostra riconciliazione.

[…] Quali e quanti non sono, o cristiani, gli insegnamenti che si partono dalla grotta di Betlemme! Oh come deve sentirsi acceso il cuore di amore per colui che tutto tenerezza si è fatto per noi! Oh come dovremmo ardere del desiderio di condurre il mondo tutto a quest’umile grotta, asilo del re dei re, più grande di ogni reggia umana, perché trono e dimora di Dio! Chiediamo a questo divin Bambino di rivestirci di umiltà, perché solo con questa virtù possiamo gustare questo mistero ripieno di divine tenerezze. Scintillano i palazzi della superba Israele, eppure non in essi venne al mondo la Luce! […] Ma Dio, che è sempre intento a confondere la sapienza di questo mondo, disperse i loro disegni e, contro l’aspettativa di chi è privo della sapienza divina, discende fra noi nella più grande abiezione, rinunzia fino a nascere nell’umile casetta di Giuseppe, rinunzia finanche ad un modesto alloggio fra parenti e conoscenti nella città di Giuda e, quasi rifiuto degli uomini, chiede rifugio e soccorso a vili animali, scegliendo la loro dimora per luogo di sua nascita, il loro fiato per riscaldare il suo tenero corpicciuolo. Permette che il primo ossequio gli sia tributato da poveri e rozzi pastori, che egli stesso, per mezzo dei suoi angeli, informa del grande mistero.

[…] Povertà, umiltà, abiezione, disprezzo, circondano il Verbo fatto carne; ma noi, dall’oscurità in cui questo Verbo fatto carne è avvolto, comprendiamo una cosa, udiamo una voce, intravediamo una sublime verità: tutto questo l’hai fatto per amore, e non c’inviti che all’amore, non ci parli che di amore, non ci dai che prove di amore. […] Questo celeste Bambino tutto mansuetudine e dolcezza vuole infondere nei nostri cuori col suo esempio queste sublimi virtù, affinché nel mondo dilaniato e sconvolto sorga un’era di pace e di amore.

 

Guida Preghiamo il salmo a cori alterni

Salmo 147

Il Signore ricostruisce Gerusalemme, raccoglie i dispersi d’Israele;

egli guarisce chi ha il cuore spezzato

e fascia le loro piaghe.

 

Egli conta il numero delle stelle, le chiama tutte per nome.

Grande è il nostro Signore,

e immenso è il suo potere;

la sua intelligenza è infinita.


Il Signore sostiene gli umili, ma abbassa gli empi fino a terra.

Cantate al Signore inni di lode,

salmeggiate con la cetra al nostro Dio,

che copre il cielo di nuvole,

prepara la pioggia per la terra

e fa germogliare l’erba sui monti.


Egli dà il cibo al bestiame, e ai piccini dei corvi, quando gridano.

Egli non si compiace del vigore del cavallo

né della forza delle gambe dell’uomo.


Il Signore si compiace di quelli che lo temono, di quelli che sperano nella sua bontà.

Celebra il Signore, o Gerusalemme! Loda il tuo Dio, o Sion!


Perch’egli ha rinforzato le sbarre delle tue porte,

ha benedetto i tuoi figli in mezzo a te.


Egli mantiene la pace entro i tuoi confini, ti sazia con frumento scelto. Egli non ha agito così con tutte le nazioni; e i suoi decreti esse non li conosco

Canto

Come ama il Padre così amano i figli

I lett Dal Vangelo secondo Matteo (18, 21-34)

Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: “Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto”. Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: “Paga quello che devi!” Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me, e ti pagherò”. Ma l’altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l’accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?” E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello».

II lett Dalla Misericordiae Vultus, n. 9

La parabola contiene un profondo insegnamento per ciascuno di noi. Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Accogliamo quindi l’esortazione dell’apostolo: «Non tramonti il sole sopra la vostra ira» (Ef 4, 26). E soprattutto ascoltiamo la parola di Gesù che ha posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7) è la beatitudine a cui ispirarsi con particolare impegno in questo Anno Santo. Come si nota, la misericordia nella Sacra Scrittura è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’amore, d’altronde, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano. La misericordia di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e sereni. È sulla stessa lunghezza d’onda che si deve orientare l’amore misericordioso dei cristiani. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri.

San Leopoldo Mandic

Confessarsi da lui era cosa breve. Anzi brevissima. Non si dilungava mai in parole, spiegazioni, discorsi. Aveva imparato dal Catechismo di san Pio X che la brevità è una delle caratteristiche di una buona confessione. Eppure il suo confessionale è stato per più di quarant’anni una specie di porto di mare per le anime. Tanti erano quelli che andavano, che assiduamente lo frequentavano. Padre Leopoldo era sempre lì, dodici, tredici, quindici ore al giorno. Confessava e assolveva oves et boves, cioè tutti. E di quella sua amabile delicatezza, di quell’umiltà semplicissima, fiduciosa nell’infinita misericordia di Dio e nell’azione della grazia che opera attraverso i sacramenti, sono testimoni quanti lo conobbero. La sua celletta confessionale è rimasta com’era, lì dove tuttora si trova, accanto alla chiesa di Santa Croce, nel convento dei frati Cappuccini a Padova. Una piccola stanza con tutte le poche cose che hanno fatto la sua vita: un inginocchiatoio, un crocifisso, un’immagine della Madonna, la stola, la sedia. Neanche la furia dei bombardamenti, che nel maggio del 1944 rasero al suolo la chiesa e il convento, è riuscita a demolirla. Da tanta distruzione solo quel confessionale rimase miracolosamente illeso. Due anni prima della sua morte, avvenuta il 30 luglio 1942, padre Leopoldo, confidandosi con un amico, aveva predetto i bombardamenti che avrebbero colpito Padova. «E questo convento?», chiese quel signore; «padre, anche questo convento sarà colpito?». «Purtroppo, anche il nostro convento sarà duramente colpito » rispose con un filo di voce padre Leopoldo. «… Ma questa celletta no, questa no. Qui il Padrone Iddio ha usato tanta misericordia alle anime… deve restare a monumento della Sua bontà».

Rit. cantato Laudate omnes gentes, Laudate Dominum.

Sol 1 Beati i poveri in spirito,

Sol 2 perché di loro è il regno dei cieli.

Sol 1 Beati quelli che sono afflitti,

Sol 2 perché saranno consolati.

Sol 1 Beati i mansueti,

Sol 2 perché erediteranno la terra.

Rit. cantato Laudate omnes gentes, Laudate Dominum.

Sol 1 Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia,

Sol 2 perché saranno saziati.

Sol 1 Beati i misericordiosi,

Sol 2 perché a loro misericordia sarà fatta.

Sol 1 Beati i puri di cuore,

Sol 2 perché vedranno Dio.

Rit. cantato Laudate omnes gentes, Laudate Dominum.

Sol 1 Beati quelli che si adoperano per la pace,

Sol 2 perché saranno chiamati figli di Dio.

Sol 1 Beati i perseguitati per motivo di giustizia,

Sol 2 perché di loro è il regno dei cieli.

Rit. cantato Laudate omnes gentes, Laudate Dominum.

L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia

I lett Dal Vangelo secondo Giovanni (13, 34-35)

Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.

II lett Dalla Misericordiae Vultus, n. 10

L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa «vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia». Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia. La tentazione, da una parte, di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa. Dall’altra parte, è triste dover vedere come l’esperienza del perdono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni momenti sembra svanire. Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza.

Intervento del sacerdote (se previsto)

Sol Vorrei ripagarti, Signore, dell’amore mancato.

Nascesti in un stalla abbandonata perché non vollero riceverti.

E fu l’inizio d’un questuare silenzioso di anime che ti accogliessero.

Ass È Natale e torni ancora, Signore, a mendicare il nostro amore.

Vogliamo accoglierti, piccolo Bimbo,

ma tu trasforma il nostro freddo cuore da stalla povera

in caldo ambiente degno del tuo dono. (Guglielmo Giaquinta)

Cel Preghiamo. Disponi, o Padre, i nostri cuori a ricevere nel tempio vivo della Chiesa la tua misericordia, perché la nuova nascita del tuo Figlio ci liberi dalla schiavitù del peccato e ci renda degni di partecipare alla ricchezza della tua grazia. Per Cristo nostro Signore.

Ass Amen

Benedizione eucaristica e reposizione

Canto

Sussidio preparato da Stefania Castelli

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