Ascolta, Israele

Editoriale


La parola “ascolto” la troviamo innumerevoli volte nella Sacra Scrittura e nei Salmi e al Popolo di Israele viene costantemente rivolto l’invito: “Ascolta Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo ai vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica” (Dt 5, 1).
“Porgete l’orecchio e ascoltate la mia voce, fate attenzione e sentite le mie parole” (Is 28, 23).
Anche nel Nuovo Testamento Gesù nel Vangelo secondo Luca (8, 20-21) all’annuncio “Tua madre e i tuoi fratelli ti cercano” risponde “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
È un tema ricorrente quindi l’ascolto attento della Parola e l’applicazione concreta nella vita di ogni giorno. Per sviluppare il tema dell’ascolto è necessario percorrere un cammino che aiuti a sperimentare il vero ascolto della Parola che illumina, che dà senso alla nostra vita cristiana, aiuta ad entrare in relazione con Dio che chiede di essere ascoltato.
Il primo passo è senza dubbio imparare a stare in silenzio: avere la capacità di mettere da parte i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni, gli impegni impellenti. Nel Programma minimo di vita spirituale il nostro Fondatore ci insegna che “la voce di Gesù può essere forte come il grido di vittoria prima di morire sulla croce, ma più spesso è un sussurro lieve… Dobbiamo essere sempre in ascolto di questa voce per poterla imprimere in noi: l’anima che non sa tacere alle creature non può ascoltare la voce del Maestro”. “Questo silenzio, che non deve in alcun modo intralciare il normale svolgimento delle attività personali e dei rapporti sociali, né diminuire l’intensità del nostro lavoro, deve essere diffuso su tutta la giornata e, come tenue velo, smorzare gli angoli troppo acuti e le tonalità umane troppo accese. È un freno invisibile che tutto regola ed attenua: il riso e il pianto, la conversazione ed il lavoro: beata l’anima che sa immergersi in questa intima uguaglianza che è partecipazione dell’eterno raccoglimento di Dio” (Guglielmo Giaquinta).
Questo esercizio del silenzio per imparare ad ascoltare ci aiuta anche nelle relazioni interpersonali che spesso incontrano problemi perché non sappiamo ascoltare ma ascoltiamo solo in funzione della risposta che dobbiamo dare.
Troviamo ancora in Samuele: “parla Signore perché il tuo servo ti ascolta” per Editoriale comprendere la Parola ascoltata, la buona novella che libera e salva, la Parola che dà luce e significato alla nostra vita personale e comunitaria.
San Paolo nella lettera ai Colossesi (3, 16) ci esorta: “La parola di Cristo dimori in voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali”.
La Parola dunque deve trovare dimora in noi e quindi chiede di essere attesa e accolta con gioia. “Mi disse ancora: Figlio dell’uomo, tutte le parole che ti dico ascoltale con gli orecchi e accoglile nel cuore” (Ez 3, 10).
La Parola di Dio chiede di essere accolta con il cuore, chiede di essere amata. Spesso però i tempi della sua comprensione non sono i nostri tempi.
Il significato della Parola meditata chiede tempo, così come ci insegna Maria che “serbava tutte queste cose nel suo cuore”, si rivela successivamente ed in vari modi: nell’incontro con gli altri, nel compimento dei nostri impegni quotidiani, nella meditazione e nel silenzio.
Papa Francesco, nella Misericordiae vultus, bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, sottolinea che “vogliamo vivere questo anno giubilare alla luce della parola del Signore… misericordiosi come il Padre…
Per essere capaci di misericordia, quindi, dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della parola di Dio. Ciò significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerlo come proprio stile di vita”.
La vita cristiana è fondata sulla Parola ascoltata con assiduità: nella forza della Parola possiamo comprendere la nostra personale vocazione, la nostra missione di apostoli della santità. È la Parola che ci rende Popolo di Dio, Chiesa che vive in comunione e celebra l’Eucaristia che continua a manifestarsi nella vita concreta di ciascuno.
È questo l’ultimo passaggio del nostro itinerario: mettere in pratica la Parola. Prendiamo spunto dalla conversione di Zaccheo: ascolta l’invito di Gesù: “oggi devo fermarmi a casa tua!” (Lc 19). Zaccheo ha incontrato Gesù, ha sentito la chiamata, ha ascoltato la sua parola: si è sentito amato, perdonato. Si sente trasformato e comprende che gli uomini vanno guardati con occhio diverso: non soggetti da sfruttare ma persone da amare.
In questi due mesi, luglio e agosto, in cui troviamo il tempo per riprendere forza e vigore dalla fatica di un anno di lavoro e, se possibile, vivere in serenità le vacanze, dedichiamo il nostro tempo all’ascolto attento della Parola che ci offre non solo la liturgia domenicale.
Accogliamo questo invito, andiamo in disparte, riposiamo un poco affinché attraverso l’ascolto della Parola possa crescere in noi la capacità di ascoltare ed amare gli altri, così come noi siamo amati infinitamente da Dio.

“Signore, tu sei nostro Padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.” (Is 64, 7)

Loretta Angelini

I commenti sono chiusi.