Umiltà: concretezza della Fede

Fede e Umiltà i due fili che tessono la trama di questo numero di Aggancio, due facce della stessa medaglia, due sorelle che dipingono a quattro mani il capolavoro della santità, come ci dimostrano i testimoni -  presenti o citati – in quasi tutte le rubriche: scelta di fede quella di Pier Giorgio Colonnetti, scelta di umiltà quella di s. Francesco, scelta di totale abbandono al Padre quella di Chiara Corbella Petrillo, storie che sollecitano ad entrare fiduciosi nel tempo di Quaresima.

Tempo di Quaresima: tempo di concretezza, tempo di mettersi in cammino, attraverso i semplici passi suggeriti da Papa Francesco il 19 novembre scorso, per divenire il cristiano della Pasqua, il cristiano risorto in Cristo.

Tempo di deserto dai voli pindarici, dai canti melodiosi, per lasciare spazio al silenzio fecondo della preghiera, alla concretezza della fratellanza, al digiuno del superfluo.

È tempo dell’umiltà ferace che – dinanzi al Giusto Crocifisso per amore – ci costringe a chiederci: “Io da che parte sto…?”  a prendere posizione tra l’Amore e l’odio, la Verità e la menzogna, la vendetta e la Misericordia, la Fede e il nulla.

A volte si sottovaluta il valore immenso dei gesti concreti che la Chiesa chiede in questo periodo dell’anno liturgico, il digiuno, l’elemosina, la preghiera: parole – e in pochi casi, ormai, pratiche – considerate obsolete e fuori moda o, meglio, svuotate della loro essenza di pietre di scandalo e d’inciampo, della loro carica rivoluzionaria che dona libertà e urla “Io sto con Cristo!” a coloro che una posizione non sanno prenderla.

Scrivere la storia di Dio nelle vene della storia degli uomini è dunque essere testimoni che il cammino della quaresima, delle difficoltà, piccole o grandi, della vita ha una sua meta – la stessa dei discepoli di Emmaus – l’esperienza dell’incontro con il Risorto che non può lasciare indifferenti e che si concretizza, a volte, nel tornare sui propri pasi, altre nell’eroismo del martirio in Quebec o della vita tra i lebbrosi sull’isola di Molokai, ma spesso più semplicemente nel coraggio del ricominciare dopo la caduta e lo scoraggiamento, o dell’abbandono nell’oscurità della fede.

Trasformeremo così ogni giorno in tempo di Pasqua, tempo dell’uomo nuovo, il quale la rivoluzione l’ha vissuta in se stesso nell’incontro con il Risorto, nella vita di tutti i giorni, ne vive la gioia, la irradia intorno a sé e, dopo il dubbio e la fatica della scelta, vede la méta e la scopre più bella della partenza.

Buon Quaresima, allora, a tutti i lettori di Aggancio: che ogni gradino possa essere la conquista di una maggiore consapevolezza che tutto è dono, tutto è Grazia.

Buona Pasqua a tutti: che ciascuno possa fare della Resurrezione di Cristo un’esperienza di vita. Buon cammino!!!

Stefania Castelli

I commenti sono chiusi.