Teresa Sivilli e Francesco Ugenti

TESTIMONI DI SANTITÀ

Teresa Sivilli nasce a Grumo Appula (BA), il 29 aprile 1913. Muore a Roma il 21 maggio 1984. Nasce in una famiglia di ferventi cristiani che offrono ai figli un limpido esempio di fede. È la primogenita di sei figli e come tale si accolla anche il compito di aiutare la mamma nelle faccende domestiche e nella cura dei fratelli più piccoli. È una bambina e una giovane molto gioiosa. Francesco Ugenti nasce a Torritto (BA), l’8 luglio 1912. Muore a Grumo Appula, il 18 novembre 1998. Nasce da una famiglia che nel paese ha un antico prestigio sociale, ma purtroppo caduta in disgrazia. L’unica loro ricchezza è il possesso di alcuni appezzamenti di terreno risparmiati al crollo economico. Francesco impara fin da bambino il duro lavoro dei campi.

La vita in comune – un matrimonio vissuto in Dio

Figli di umili famiglie del Sud, Francesco e Teresa si sposano nel 1942, in piena seconda guerra mondiale. Hanno sette figli, ma ne perdono due. Luigina, l’ultima della famiglia, nata il 13 maggio 1951, muore dopo due ore di vita. Più straziante la morte di Mina, una adolescente piena di vita, la cui perdita genera nei due genitori un dolore senza fine. Anche di fronte a questo dolore prevale la fede. “Io quando invoco il Signore non so solo pregare, ma piango e lo sento vicino. Egli è lo Spirito Onnipotente, mi vede, mi giudica e mi vuole sempre vicina, poiché sono un po’ debole e scontenta quando sto lontana da Lui. Tonino, forse non mi credi, ma Egli mi affievolisce il dolore mentre piango”. Hanno però la grande consolazione di un figlio, Antonio, che diventa sacerdote. Nonostante le ristrettezze economiche, essi educano i loro figli dando il meglio di sé. Soprattutto con l’esempio del loro reciproco amore, della loro vita impegnata nel lavoro, della loro fede e del loro amore al Signore. Si nutrono di Dio e di preghiera. E la Provvidenza, giorno dopo giorno, li conduce a superare difficoltà e prove inaudite.

L’educazione dei figli

Ai suoi figli Francesco si preoccupa di trasmettere anzitutto l’amore di Dio e del prossimo, il rispetto di sé e degli altri, il senso del proprio dovere, la laboriosità e l’unione familiare. Fedelissimi ai sacramenti e alle proposte della parrocchia, desiderano che anche i figli seguano il loro esempio. La mamma, che più del papà è presente in casa, insegna ai suoi ragazzi l’amore alla Messa e la frequenza al catechismo e li invita a partecipare alle riunioni di Azione Cattolica, proprio come lei stessa aveva fatto da ragazza, senza più allontanarsene. Al figlio che sta per essere ordinato sacerdote, Teresa scrive: “Caro figlio, farò un sospirone forte mentre tu quel giorno, nelle tue mani belle e gentili, alzerai su il pane consacrato, l’Ostia Santa. Piango di consolazione al solo pensarlo. Fa’ niente che soffriamo qualche volta. Così noi assomigliamo a Gesù. Io non mi stanco né giammai mi stancherò di pregare per te” (14 dicembre 1970). Francesco un anno prima così scriveva: “Caro Tonino, ti prego di essere sempre fedele al tuo ordine e alla tua dignità personale. Tonino, io ti posso assicurare che fino ad oggi all’età di 57 anni non ho mai sdrizzato. Così vorrei che anche tutti voi figli siate sempre onesti e fedeli a Dio” (4 marzo 1969).

Finalità dell’amore

Quella di Teresa Sivilli e Francesco Ugenti, non è la proposta di un modello arcaico di famiglia, la nostalgia per qualcosa che non tornerà più; è la sfida, la provocazione ad incarnare il Vangelo nella società attuale, all’interno dei momenti tipici della vita familiare: l’educazione dei figli, la crescita di coppia, il lavoro, la condivisione dei momenti di gioia e di dolore, il valore della preghiera e della spiritualità familiare. Proporre ai coniugi cristiani l’esempio di una santità, per così dire feriale, ma non per questo meno eroica, come nel caso degli Ugenti “santi fra le pareti domestiche”, può rivelare un grande segreto: Teresa e Francesco sono rimasti in Gesù ogni giorno della loro vita. E hanno portato molto frutto.

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