Angelo Bonetta (1948-1963)

TESTIMONI DI SANTITÀ

Nasce il 18 settembre a Cigole (Brescia) da Francesco e Giulia Scarlatti.
È un bimbo vivacissimo che a stento si riesce a tenere a freno, sempre pronto a combinar guai. Frequenta l’asilo delle suore Canossiane le quali, premurose ed attente, in “Angiolino” (come veniva chiamato in famiglia) notano la forte inclinazione alla preghiera e l’amore a Gesù; pertanto lo aiutano, anno dopo anno, a scoprire la presenza di Gesù nell’Eucaristia.
Il 14 aprile 1955 a soli sei anni riceve la Prima Comunione. Fa il chierichetto con entusiasmo servendo la Messa ogni domenica, simpatico ai coetanei, premuroso con i più piccoli; gioca molto bene a calcio ma più spesso i compagni lo pregano di fare da arbitro, avendo piena fiducia in lui. Estroverso e coinvolgente, sfrutta la sua spiccata tendenza a trascinare i coetanei al fine di coinvolgerli nella sua forte dimensione religiosa. Ragazzo intelligente, completata la scuola elementare, a undici anni entra in un collegio a Brescia per continuare gli studi ma dopo appena quindici giorni comincia a zoppicare vistosamente per dei dolori acutissimi ad un ginocchio. Riportato in fretta e furia a casa, i genitori lo ricoverano in ospedale a Brescia per accertamenti; la diagnosi è tumore: un sarcoma osseo.
Inizia così una Via Crucis fatta di lunghi ricoveri per sottoporsi a cure intensive e dolorose che però non possono scongiurare l’amputazione della gamba il 2 maggio 1961. Il periodo post-operatorio è per Angelo ancora più difficile: ai forti dolori fisici si associano quelli psichici, scaturiti dal sapere che non aveva più una gamba. Nella lunga convalescenza in ospedale incontra i Volontari della Sofferenza; legge la storia dei bambini Francesco e Giacinta di Fatima, ai quali la Madonna aveva rivolto l’invito ad offrire penitenze e preghiere per la conversione dei peccatori; Angelo trova nei pastorelli di Fatima un modello da imitare; ciò che per altri sarebbe stata una sciagura da maledire lui l’accoglie come un dono da mettere a frutto. Si convince che finché un malato ha un minimo di forze le deve offrire, in unione con Gesù Crocifisso, per la redenzione del mondo; accetta così l’invito a pregare e man mano ad offrire le sue sofferenze: per un protestante, per un uomo da molti anni lontano dai sacramenti; per un giovane ateo impenitente. Ha solo dodici anni; nei momenti più difficili invoca l’aiuto di Gesù e di Maria: “Signore, ti ho offerto tutto per i poveri peccatori, ma ora aiutami Tu a non negarti nulla!”.
Tornato a casa dopo l’operazione, per far stare allegri gli amici, imbarazzati e intristiti per la sua gamba persa, se ne uscì con una battuta fra lo stupore dei presenti: “Cosa sono quelle facce, questa è una festa? Guardate al positivo, ora faccio più presto a lavarmi i piedi e a tagliarmi le unghie”. Angiolino che era stato sempre sorridente, adesso sorride anche alla sofferenza. Non si chiude nel proprio dolore; sempre scherzoso e di buon umore si muove con disinvoltura con le stampelle e, minimizzando il suo male, conforta i degenti dei vari reparti ospedalieri dove viene ricoverato di volta in volta, incoraggiandoli ad una pacata rassegnazione e a rafforzarsi spiritualmente con la preghiera.
Nell’agosto del 1961 partecipa agli esercizi spirituali tenuti a Re (Novara) dai Volontari della Sofferenza, diventando amico di tutti e un modello per gli altri ammalati. Lo stesso fondatore dell’Associazione dei Volontari della Sofferenza, il servo di Dio mons. Luigi Novarese (1914 – 1984), rendendosi conto della sua aspirazione di totale donazione a Gesù Crocifisso, nel maggio 1962 lo invita a compiere una scelta di consacrazione al Signore.
Il 21 settembre 1962, a nemmeno quattordici anni, pronuncia i voti di castità, obbedienza e povertà, nei “Silenziosi Operai della Croce”, sodalizio fondato anch’esso da don Novarese. Per Angiolino è la gioia più grande in quegli anni di dolore ma, una ventina di giorni dopo, il 12 ottobre 1962, per l’inesorabile avanzare del tumore è costretto a mettersi a letto per non rialzarsi più. Una notte chiede alla madre: “Se io morissi presto, tu cosa faresti?”. Lei risponde: “Compiremmo insieme la volontà di Dio!”; la rassegnazione della sua mamma rasserena Angelo, che sente l’avvicinarsi della morte.
Il 27 gennaio 1963 si confessa, riceve il Viatico e l’Unzione degli Infermi; fino a mezzanotte Angelo prega con i suoi cari presenti attorno al letto, poi si addormenta, ma verso le due di notte si sveglia e guardando dolcemente la madre: “Mamma, ci siamo. Ecco la mia ora” e fissando la statuetta della Madonna sul comodino si addormenta nel Signore.
Il 19 maggio 1998 è stata ufficialmente aperta la Causa per la sua beatificazione.

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