Il nostro tempo porta con sé una grande ricchezza di segni; tra questi la preghiera sembra occupare un posto particolare. È bisogno che sembra crescere con l’esigenza di recuperare la vita alla sua dimensione spirituale in un mondo sempre più dominato dalla tecnica, ma è anche fatica di un’esperienza che non matura spontaneamente e domanda cura costante. La preghiera è l’espressione più matura fede: manifesta l’affidarsi a Qualcuno con cui si intesse un rapporto personale. Quanto più intuiamo che l’esperienza della preghiera è essenziale nel vissuto di fede, tanto più sentiamo che, in particolare oggi, è difficile pregare: viviamo in noi la tensione tra il desiderio della preghiera e la fatica del pregare.
La specifica originalità della preghiera cristiana non può che essere Gesù Cristo. La comunione con Gesù Cristo conduce i discepoli ad assumere l’atteggiamento orante e contemplativo del Maestro. Pregare con Gesù è pregare con i medesimi atteggiamenti interiori con i quali egli si rivolgeva al Padre: l’adorazione, la lode, il ringraziamento, la confidenza filiale, la supplica, l’ammirazione per la sua gloria.
Preghiera iniziale
Invochiamo lo Spirito, perché ci attiri nell’avventura esaltante della santità e vivere con slancio la nostra adesione a Cristo:
Vieni, Spirito Creatore. Acqua viva, Fuoco, Amore, santo Crisma dell’anima. Tu sei il Santo, Tu sei l’Amore: trascinaci nel tuo flusso, o divino Fiume, facci santi con Te.
In ascolto della Parola Gv. 17
11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. 12Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. 13Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.
14Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 15Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.
20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato».
Comprendere il testo:
Perché e per chi prega Gesù? Quali i suoi sentimenti?
Qual è il contenuto della sua preghiera al Padre?
Per l’animatore
Il brano che proponiamo per la meditazione è l’intero capitolo 17 del Vangelo secondo Giovanni, che ci aiuta ad entrare nella dinamica della preghiera di Gesù e a coglierne il contenuto, i sentimenti e le motivazioni profonde. Ci soffermiamo in particolare su quanto Gesù chiede al Padre per i suoi.
Tra le preghiere di Gesù questa è la più colma di sentimento. Gesù la pronuncia alzando gli occhi al cielo, pregando per quanto più gli sta a cuore: la gloria del Padre, (17,1-5), i discepoli che sono lì (17,6-19) e quelli che crederanno per mezzo della loro parola (17,20-23); alla fine prega perché un giorno siano tutti con lui nella casa del Padre (17,24-26) e conclude chiedendo che sia in loro l’amore del Padre (17,26). In questo modo Egli rende preghiera quanto ha detto e fatto. Colpisce che Gesù, affidando i discepoli al Padre, chiamato «santo», cioè, il totalmente Altro, chieda per loro di custodirli, di difenderli, e di santificarli.
Custodiscili Il Padre è santo anche perché santifica, cioè perché può custodire, mantenere quelli che egli stesso ha uniti a sé. Il Figlio però chiede: «che siano uno come noi», che si realizzi perfettamente quella comunione di vita di cui già ha parlato ai suoi discepoli: «io nel Padre e voi in me e io in voi» (14,20).
Difendili Il pericolo in cui si trovano è grande a causa della debolezza umana di fronte alle tanto suggestive tentazioni del mondo. Gesù va al Padre. I discepoli debbono rimanere nel mondo per continuare l’opera sua. Perciò implora che essi siano difesi dal Maligno, cioè protetti, custoditi, da ogni forma di male che ha sempre la sua origine nel Maligno, ma allo stesso tempo che abbiano la forza di superare il male per continuare nel bene.
Santificali Gesù chiede al Padre che ci renda santi come lui, stabilendoci nella verità sua di Padre e nostra di figli. Siamo santi come lui, se amiamo i fratelli con lo stesso amore suo e del Figlio.
E tutto questo per la missione! La missione del Figlio, mandato nel mondo per rivelare l’amore del Padre e salvarlo, diventa ora la stessa dei suoi discepoli. Per questo la «missione al mondo» non è riservata a qualcuno: è costitutiva per ogni credente che, nel Figlio, abbia scoperto l’amore del Padre verso tutti.
Gesù ha dato la sua vita per la nostra santificazione. Il Padre santifica il Figlio e il Figlio consacra se stesso sulla croce, quando manifesterà l’amore perfetto e offrirà il suo Spirito, perché anche noi siamo santi come lui. Il fine dell’azione del Figlio è santificare i fratelli, rendendoli figli a immagine del Padre.
Gesù, dopo aver chiesto per i discepoli presenti, chiede le stesse cose per quelli che crederanno in lui attraverso la loro parola. Tra questi siamo anche noi, gli attuali lettori del Vangelo. Anche i discepoli futuri sono già presenti nella preghiera del Figlio, che tutti abbraccia e a ciascuno dona il suo rapporto con il Padre.
Ebbene, Gesù ha pregato e ha chiesto per noi al Padre: «Che tutti siano uno, come tu, Padre, sei in me e io in te» (17,21). Il fine della preghiera del Figlio al Padre è che i fratelli siano una cosa sola. L’essere uno è il desiderio fondamentale dell’uomo: è la realizzazione dell’amore, fonte di gioia e vita. La vera santità che il Padre vuole dai suoi figli è l’unità nell’amore: una fraternità dove ogni diversità è accolta e ogni miseria è oggetto di misericordia.
Capiamo allora l’importanza della preghiera, del dialogo con Dio, per crescere nel rapporto con Lui e raggiungere quella ‘somiglianza’ che ci è già donata ma che deve anche compiersi attraverso la nostra adesione personale. L’insegnamento che possiamo trarre dalla meditazione di questa preghiera del Signore, è quello di abituarci, come fa Gesù, a trasformare in preghiera le diverse situazioni del nostro vivere cristiano, raccogliendoci davanti al Padre per vivere quell’unità profonda che ci permette di prendere camminare verso di Lui, e realizzare la sua volontà: la nostra santificazione!
Amplificazioni della Parola
Queste sono alcune linee per una riflessione sul perché pregare. Possono essere uno spazio per una esperienza di preghiera, momento di un vero incontro con il Signore.
Mt 11,25-30: In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Mt 18,19-20: In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.
Ef 3,14-21: Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.
1Pt 2,4-5. Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo
Rm 8,28-30: Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.
Ef 1,3-14
Sal 34;
Sal 100
Sal 103;
Sal 117:
Un aiuto a meditare
«“Se tu conoscessi il dono di Dio!” (Gv 4,10). La meraviglia della preghiera si rivela proprio là, presso i pozzi dove andiamo a cercare la nostra acqua: là Cristo viene a incontrare ogni essere umano; egli ci cerca per primo ed è lui che ci chiede da bere. Gesù ha sete; la sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera. Che lo sappiamo o no, la preghiera è l’incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui». C C C (n. 2560).
Educarsi alla preghiera come incontro personale con il Padre in, con e per Gesù Cristo è dunque la meta, ambiziosa certo, ma necessaria, alla quale deve portare il cammino di fede. L’incontro con Gesù Cristo si deve trasformare in contemplazione orante del suo mistero.
«La vita del cristiano è risposta grata e gioiosa alla iniziativa di salvezza che viene dall’amore del Padre. Tutta la condotta morale assume allora un essenziale significato religioso: è a gloria di Dio, è ringraziamento a Dio Padre, per mezzo di Gesù Cristo. Questa situazione si esprime, in maniera pienamente consapevole, nei momenti della preghiera» (RdC 95).Così vita morale e preghiera, amore di Dio e amore del prossimo si saldano in una necessaria circolarità.
La preghiera è considerata sovente una debolezza, un sistema di sostegno, usato solo quando non possiamo più aiutarci da soli. Questo tuttavia è vero soltanto quando il Dio delle nostre preghiere è creato a nostra immagine e adattato ai nostri bisogni o interessi. Invece, non appena la preghiera ci fa estendere fino a Dio, non alle condizioni dettate da noi ma a quelle poste da Lui, allora essa ci strappa dalle preoccupazioni, ci incoraggia ad abbandonare il terreno che ci è familiare e ci sfida ad entrare in un mondo nuovo, che non può essere contenuto entro i confini ristretti della nostra mente e del nostro cuore. La preghiera perciò è come una grande avventura, perché il Dio con il quale entriamo in un nuovo rapporto è più grande di noi e sconfigge tutti i nostri calcoli e le nostre predizioni. (Nouwen)
La santità si fonda sulla preghiera di ogni giorno e sulla quotidiana imitazione di Cristo, è obbedienza alla volontà di Dio. La santità però è prima di tutto dono; non vi può essere perfezione e carità cristiana senza la preghiera: essa è linfa e sostegno, è filo d’amore che tesse ogni giorno l’abito del santo. (G.G.)
“La preghiera autentica supera e coinvolge tutte le realtà umane: diventa confidenza, umiltà, fede profonda, povertà che opera in favore dei fratelli” (G.G.)
Che cos’è dunque la preghiera? S. Tommaso ne dà una definizione presa dai Padri greci: «elevazione della mente a Dio».
[..] io preferisco descriverla come un contatto dialogico e vitale con Dio. Vediamo di analizzare i vari elementi che abbiamo colto:
a) tensione: è desiderio di rivolgersi ad una persona distinta da noi: alcune volte questa tensione diventerà contatto sperimentato e goduto, spesso sarà avvolta dalla oscurità, dalla impotenza e dalla sofferenza;
b) personalizzata: è il rapporto di persone viventi che possono e devono comunicare;
c) dialogo: coinvolge ambedue le persone, anche se non sempre è espresso in modo sensibile;
d) reale: è rapporto non puramente intellettuale ma vitale e calato nella realtà.
Fin qui la nostra riflessione. Ora deve subentrare la revisione:
1) rispetto ad una situazione di crisi personale e comunitaria: quali sono la natura e i motivi?
2) rispetto alla preghiera come realtà vitale: a quale punto siamo? è la nostra preghiera realmente un rapporto dialogico, personalizzato, che crea intimità con Dio e che si cala nell’intreccio quotidiano della nostra vita? (da La preghiera, G.G.)
Abbiamo parlato della preghiera come contatto vitale con Dio; subito nasce un duplice interrogativo: Dio dov’è? […] In che modo possiamo venire a contatto con la realtà divina? Ad una prima analisi è evidente che Dio ci trascende: Egli è il Creatore, l’Onnipotente, l’Infinito, Colui che è al di fuori di noi. Anche Cristo, immagine ed espressione totale del Padre, è realtà storica che sta al di fuori di noi e questo ci fa comprendere il significato e la validità della preghiera di intercessione, delle mani alzate al cielo, della preghiera liturgica: quella che si volge versa il cielo dove sensibilmente Cristo fu rapito davanti agli apostoli nel momento della ascensione.
E’ logico quindi per noi pensare alla preghiera come ad un dialogo, ad un rapporto con una realtà fuori di noi. Concezione che ha un indubitabile aspetto di verità; ma accanto a questa, non possiamo dimenticare un’altra e ben più profonda realtà che attingiamo dal Nuovo Testamento e in modo particolare da Giovanni: «Se uno mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo riamerà e noi verremo a lui e dimoreremo presso di lui» (Gv. 14,23).
Ecco una delle rivelazioni fondamentali del cristianesimo: la dimora stabile, costante della Trinità nelle nostre anime.
L’inabitazione della Trinità in noi è un mistero di fede, mistero profondo che crea unità tra noi e Cristo e Dio: « Tu in me ed io in loro » ha detto il Signore; come c’è una unità fra il Padre e il Figlio, così c’è tra Cristo e noi in modo che si possa arrivare al “consumati nell’unità”.(da La preghiera G.G.)
Attualizzazione
L’intensità, il calore, l’efficacia della preghiera verbale trovano la loro sorgente in una profonda unione interiore e in un amore semplice e spontaneo. Non si lesina il tempo a chi si ama e non si rimanda un appuntamento con una persona amata all’ultimo ritaglio della giornata. E anche quando l’aridità blocca il nostro spirito non dimentichiamo che forse stiamo partecipando al mistero della «notte» di Gesù e che quindi il nostro atto di fede, di adesione, di preghiera deve essere più assiduo ed intenso.
- La preghiera è compito essenziale. Ma non è una cosa facile. Come mettersi in comunione con Dio?
- Gesù, il Padre, lo Spirito Santo, Maria, che posto hanno nella vita di preghiera?
- Quanto tempo dedichiamo ogni giorno alla preghiera?
- Quali sono le abitudini o atteggiamenti stabili a cui dobbiamo formarci per iniziarci al rito della preghiera, ossia alla comunicazione costante e fedele con Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo?
- Quali sono gli spazi e le condizioni che possiamo creare (a livello personale e comunitario), per aiutarci a vivere un esperienza di preghiera autentica?.
Preghiera conclusiva
Il nido vitale
Dio mio, Trinità santa, sii tu la mia dimora, il mio nido, la casa paterna da cui non devo mai uscire. Che io rimanga in te non per qualche istante, o per alcune ore che passeranno, ma in modo permanente. Che io preghi in te, adori in te, ami in te, soffra in te, lavori e agisca in te. Rimanga in te per presentarmi a qualunque persona o situazione, per applicarmi a qualsiasi dovere, spingendomi sempre innanzi nelle tue divine profondità. O Signore, fa’ che ogni giorno più mi inoltri in questo sentiero che mi conduce a te, che mi lasci scivolare su questo pendio, con una fiducia piena d’amore. (Elisabetta della Trinità)