Imparare a pregare

Laboratorio di preghiera con i giovani

 

Il percorso formativo rivolto  ai giovani per l’anno 2011-2012 è proposto da Aggancio sotto forma di LABORATORIO  DI   PREGHIERA. Si avvarrà del contributo diretto di alcuni giovani che, con la guida di una loro insegnante, hanno scelto e chiesto non solo di affrontare il tema della preghiera ma di viverla in prima persona. Dalla loro esperienza, riflessione e  condivisione, a partire da questo numero speciale GSU della rivista, sarà tracciato un itinerario mensile da poter riproporre nelle realtà giovanili e su cui costruire un confronto. Per questo si suggerisce agli animatori di interagire se lo desiderano con la redazione di Aggancio per valutazioni e suggerimenti.

 

 

Introduzione

Cos’è un “laboratorio di preghiera”?

Apparentemente sembrano due parole in antitesi, perché il termine laboratorio richiama ad un “fare” mentre il termine preghiera ad un “essere”.  In realtà un laboratorio di preghiera vuole essere proprio questo: “fare preghiera”, quindi imparare ad essere ad un livello più alto.

Perché chiamarlo “laboratorio” e non incontro di preghiera o scuola di preghiera?

Perché un incontro di preghiera è già immettersi nella preghiera e noi qui vogliamo,

invece, che i giovani imparino a pregare: non è scontato saperlo fare, così come non è scontato saper dialogare, saper amare…..

Non si vuole nemmeno dare una impostazione di “scuola”: si impara a pregare pregando! “Altro è avere l’idea del fuoco che brucia, altro è mettere la mano nel fuoco. Altro è avere l’idea dell’acqua che estingue la sete, altro è bere un bicchiere d’acqua fresca in un pomeriggio d’estate..Sapere in teoria quanto sia stupenda una certa sinfonia è diverso dal commuoversi fino alle lacrime nel momento in cui la si ascolta. Sappiamo che Dio è amore, perché l’abbiamo imparato nel catechismo, ma fremere di commozione dinanzi ad una presenza infinitamente amante è tutt’altra cosa”. (Ignacio Larranaga da “Itinerario verso Dio”)

Ogni incontro di Laboratorio avrà dunque tre  momenti: uno teorico, in cui si “insegnerà” ciò che i ragazzi sperimenteranno personalmente  nel momento pratico, cioè nella preghiera vera e propria, e un momento finale in cui ci si incontra di nuovo tutti insieme per condividere l’esperienza vissuta.

Mentre i tre momenti devono essere sempre presenti (teoria – pratica – esperienza vissuta) possono variare sia le modalità di presentazione dei contenuti sia le modalità della preghiera. Nel sussidio offerto da Aggancio verranno offerti sia gli spunti per la parte teoria, sia le indicazioni per la preghiera.

L’animatore del laboratorio di preghiera deve essere ovviamente un persona che prega: nessuno può dare ciò che non ha! Ma deve essere anche una persona che coltiva e vive quelle qualità umane che rendono capaci di dialogo, di ascolto e di attenzione all’altro. Chi inizia a guidare un laboratorio di preghiera deve essere consapevole che “quelle persone” gli sono affidate perché possano incontrarsi con Dio e con la verità più alta di sé. Se i ragazzi si sentiranno “accompagnati” con amore, il laboratorio di preghiera sarà una esperienza profondamente trasformante.

 

Nel caso gli animatori del laboratorio incontrassero difficoltà nel percorso o avessero suggerimenti, possono rivolgersi direttamente alla redazione di Aggancio.


INCONTRO GIOVANI

Pregare perché?

Primo momento :Teoria

-          La preghiera è dialogo con Dio.

 

-          Qualsiasi dialogo presuppone un “rapporto”; dunque, il primo obiettivo di un laboratorio di preghiera è quello di approfondire, rinsaldare, migliorare oppure “iniziare” il rapporto con la propria Sorgente di Vita (Dio).

 

-          La figura centrale di un laboratorio di preghiera è Gesù, non solo perché Lui è l’unico Maestro, ma anche perché Lui è “Dio fatto uomo”: noi possiamo pregare, cioè entrare il relazione con Dio, perché Dio è diventato “uno di noi”.

 

-          La preghiera non è passività, ma cambiamento (“Siate il cambiamento che vorreste vedere nel mondo”,M.Gandhi), perché la presenza di Dio trasforma la nostra vita. Nella tradizione cristiana questo si  chiama “cammino di santità”. Ecco il secondo obiettivo del laboratorio preghiera.

Se pensiamo che  il cammino di santità  è il percorso verso la piena realizzazione di sé stessi, quindi la felicità…e se pensiamo che la preghiera è connettersi con Dio, Colui che possiede il segreto del senso della nostra vita, …possiamo comprendere come la preghiera sia indispensabile per essere santi, cioè essere sé stessi.

 

-                    Il primo incontro dell’esperienza sarà questo: far affiorare il proprio bisogno di preghiera.  Quindi, predisporre l’ambiente della preghiera (candele, musica ..) in modo tale che favorisca il raccoglimento e il silenzio. Dire ai ragazzi di scegliere “il loro posto”, spiegare l’importanza dell’essere soli per stare “a tu per tu con Dio”. Spiegare l’importanza della posizione del corpo nella preghiera..e per questo momento, ognuno potrà sentirsi libero di assumere la posizione che lo fa stare meglio. A ciascuno verrà dato un  foglio su cui meditare. Spiegare come meditare: prima respirare profondamente e rimanere in silenzio senza fare nulla (se affiorano pensieri o sentimenti fastidiosi, o sgradevoli..o qualunque cosa che fa sentire agitati..calmarsi respirando profondamente e dirsi: tutto andrà per il meglio), poi leggere attentamente e sottolineare le cose che ci sembrano più importanti, poi provare a capire cosa “dicono a me quelle parole”, poi iniziare un dialogo con Dio. Non dire subito della condivisione finale, per non condizionare l’esperienza.

 

 

2° momento : esperienza di preghiera

“Tristi, affannati, inariditi…ci muoviamo tra le vie spazio–temporali della nostra confusa  epoca…alla ricerca di tutto, alla ricerca di niente. Dicono che “la preghiera è la vera strada che ci conduce a noi stessi”.  Ma è troppo facile per chi ha già intrapreso il proprio percorso spirituale e in esso si è inoltrato, perdendosi  tra le infinite sfumature della bellezza e gli attimi fuggenti ed eterni dell’incontro con  Dio.

Perché pregare? Perché riunirci con quella trascendente matrice di tutto? Cos’ è la preghiera? Le preghiere che ci hanno insegnato da bambini sono punto di partenza o di arrivo? Qual è la domanda che il nostro spirito assopito non può impedire di ascoltare e che mi permetterà di trovare la mia personale via di preghiera?

Guardiamoci, profondamente e con massimo amore e rispetto verso la nostra unicità  e bellezza!

Vuoti, soli, persi….dove ritrovarsi? In Dio?  Dov’è Dio?

Qualcuno direbbe: “Prima di metterci in comunicazione con il Creatore è necessario trovarlo”. Io invece direi: “No, sentirlo!”

E come è possibile, per noi essere finiti e limitati, sentire e percepire la vastità e la grandezza di un Amore capace di scavalcare ogni limite di tempo, di spazio e di ogni altra realtà?!  ..E se fossimo fatti della sua stessa sostanza?

Pur costretti alla morsa delle nostre rispettabili carni, ci nutriamo di quello stesso Amore che ci ha creati talvolta inconsciamente, talvolta scambiandolo per altro.  Ce ne allontaniamo spesso presi dalle contingenze della nostra epoca, in virtù di quella pericolosa libertà  che ci è stata donata. Facciamo conoscenza della materia ma poi, come se la nostra libertà venisse inibita dalla nostra stessa natura, ci rendiamo conto che non ci basta più, che è necessario tornare alla fonte, perché diventi torrente inarrestabile. Rischiamo di renderci protagonisti di un ciclo meccanicistico e privo di senso, dimentichi di noi stessi. Siamo convinti che aggirarci nel vuoto più profondo sia davvero l’unica possibilità, l’unica soluzione. Che esseri sciocchi gli uomini e le loro menti, che, sia pur capaci di sormontare le montagne e le acque, fanno fatica a perdersi nell’immensità di sé stessi, credendo che non vi sia altro che un vuoto ineluttabile. E se Dio fosse proprio qui? In noi stessi?”

(Martina, 18 anni)

 

Leggere: Giovanni 1, 35- 39

 

-                    Gesù si volge verso di te e ti chiede : “cosa cerchi?” Qual è la tua risposta?

Prova a vedere, a  riconoscere il “bisogno” che ti spinge e cercare Dio.

 

_          “Se ci accostiamo ad altre esperienze di preghiera vediamo come essa, quando è autentica, supera e coinvolge tutte le realtà umane: diventa confidenza, umiltà, fede profonda, povertà che opera in favore dei fratelli. E’ il caso del mussulmano che prostrato  davanti ad Allah prega in mezzo alla gente senza alcun rispetto umano; del vecchietto di cui parla il S.Curato d’Ars, il quale si fa una fumatina in Chiesa davanti a Gesù per vivere con Lui un momento di intimità….Che cos’è dunque la preghiera? S. Tommaso ne dà una definizione presa dai Padri greci: “elevazione della mente a Dio”. In base alle precedenti affermazioni, io preferisco descriverla  come contatto dialogico e vitale con Dio”. (Guglielmo Giaquinta, “La Preghiera”)

 

 

3° momento: condivisione

Per la condivisione sedersi sempre in maniera circolare. I ragazzi possono, liberamente,  raccontarsi: ciò che hanno pensato, sentito, vissuto.

Prima di concludere con il “Padre Nostro” (tenendosi per mano), ognuno dovrà esprimere, con un solo aggettivo, come si sta sentendo in quel momento.

I commenti sono chiusi.