Beato Giovanni Paolo II

Testimoni di santità

La prima immagine, il primo ricordo più vicino, familiare di Giovanni Paolo II, risale al 29 ottobre 1978, pochi giorni dopo la sua elezione al ministero petrino.
Il Santuario della Madre delle Grazie sulla Mentorella (Capranica Prenestina) accoglie con entusiasmo il Papa polacco nella sua prima visita ad un luogo dedicato alla Vergine Maria. Il santuario si trova nella diocesi di Tivoli, e Mons. Guglielmo Giaquinta è il vescovo. La chiesetta sul cui altare troneggia la scritta Totus Tuus è gremita di gente. La S. Messa è celebrata dal Vescovo, il Papa è immerso in preghiera profonda. Molti del Movimento Pro Sanctitate partecipano alla celebrazione. All’uscita applausi, entusiasmo, attesa di ascoltare questo Papa “nuovo”. Dopo i saluti, i primi indirizzi, il breve discorso del Papa, questi si rivolge ai sacerdoti polacchi nella lingua natale. Terminato il saluto, Giovanni Paolo II si rivolge con un sorriso allegro e un po’ ironico ai presenti e dice “avete capito tutto, vero?!”. L’adesione è spontanea, la risata di risposta è cordiale e forse un po’ timida. Ma il cuore di tutti è definitivamente conquistato da questo Papa, grande comunicatore, capace di entrare nella vita degli uomini e delle donne, con un sorriso, una battuta, un abbraccio…
Il segreto di questo Papa, ormai beato? La sua profondissima umanità e una dimensione contemplativa, adorante che ha attraversato come luce indimenticabile la sua vita terrena. Ed è questa luce che è entrata nel cuore di tutti e rimane.
Nel suo lungo pontificato ha compiuto 104 viaggi in ogni continente e ha visitato 127 Paesi; desiderava che tutti vedessero il Papa, tutti ascoltassero la sua voce, per portare a tutti serenità e incoraggiamento. Ha baciato e abbracciato tanti tanti bambini, ha stretto centinaia di mani, indossato strani copricapo e caschi di operai e lavoratori. Ha baciato, alla discesa dell’aereo, ogni terreno su cui atterrava, quasi a dire: ogni terra è benedetta e io bacio la benedizione di questa terra e vi porto la mia benedizione.
Nulla di ciò che è umano gli è stato estraneo fino a condividere lo strazio e l’impotenza della malattia fisica, del dolore che a volte gli appannava gli occhi, ma non gli ha mai strappato il sì del cuore, l’adesione alla volontà di Dio, la partecipazione alla Passione del suo Signore e Maestro, la condivisione con fratelli e sorelle sofferenti.
Ha preso parte con trasporto a tradizioni e costumi di civiltà lontane; ha portato progetti e speranze che tutti capivano – perché parlava la lingua degli uomini! -; ha tuonato contro l’ingiustizia e contro la sopraffazione della mafia; ha chiesto perdono per i peccati della Chiesa, si è fermato con devozione a Gerusalemme davanti al muro del pianto, lasciando fra le pietre un biglietto.
Una linea privilegiata di comunicazione l’ha avuta con i giovani.
Nel 1979 il Movimento Pro Sanctitate organizzò il I Raduno Nazionale dei giovani. A mezzogiorno in Piazza S. Pietro, Giovanni Paolo II si rivolse loro con queste parole “Su di voi, carissimi, invoco copiosi favori dello Spirito Santo, perché la vostra fede sia luminosa, la vostra speranza salda, la vostra carità ardente, in maniera da poter offrire a tutti una testimonianza autentica e lieta di come il cristianesimo va compreso e vissuto”. Fu un momento di grazia e di grande gioia.
Tutti i giovani erano da lui conquistati. “L’abbiamo visto danzare, l’abbiamo visto commuoversi, l’abbiamo visto arrabbiato davanti all’ingiustizia”, scrive un giovane degli anni 70. “Come dimenticare la GMG del 1997, quando lui ci invitava a seguire il Maestro? E come non definire momento di grazia la GMG del 2000 a Roma: chi mai ci aveva definito “Sentinelle del mattino”?” (Matteo Liut, in L’Avvenire, 15/01/2011). Una foto “parla” oggi a tutti i giovani del mondo: Giovanni Paolo II, cammina a Parigi nel 1997 tenendosi per mano in mezzo ad una fila di giovani, un reciproco affidarsi alle “sentinelle del mattino”. Nel 1982 un altro convenire del Movimento Pro Sanctitate, in un Convegno Nazionale a Piazza S. Pietro intorno al Papa. Impresse in modo indelebile nella memoria storica del Movimento le sue parole “Desidero rivolgere un particolare saluto e una parola cordiale di incoraggiamento ai membri del Movimento Pro Sanctitate. Conosco l’alto ideale che vi accomuna ed anima. Voi volete diffondere nel mondo la consapevolezza della universale vocazione alla santità. È urgente far scoprire a questi nostri fratelli la gioia di sapersi amati personalmente da Dio e da Lui chiamati a partecipare in Cristo alla pienezza della stessa vita. Non c’è esistenza insignificante perché ogni esistenza può essere un capolavoro se vissuta nell’impegno a rispondere all’infinito amore di Dio. Ditelo a tutti”.
Ed ancora nel 1987, in occasione di un altro Convegno, il Papa disse “Siate fervidi assertori e testimoni della spiritualità cristiana in tutti gli ambiti della vostra vita”.
La preghiera prendeva tutto il suo essere: indirizzato in una adorazione invasa di silenzio che comunicava il mistero di una Presenza che occupava tutto di lui, richiamava all’Assoluto, all’Unum necessarium.
Su questa divina Presenza appoggiava tutto: se stesso, tutti i fratelli del mondo, il presente e il dopo. Come dimenticare il suo faticoso poggiarsi sulla Croce di Cristo che portava nelle cerimonie e nelle celebrazioni eucaristiche?
Ricordiamo l’ultima Via Crucis della sua vita, quando non vedevamo più il suo volto perché era ripreso di spalle, ma solo il suo stringersi alla croce del suo Signore.


È stato un uomo coraggioso, che non ha mai temuto di dire la verità; forse inascoltato ha esortato i Capi di governo alla pace, ha spaccato muri di divisione e di indifferenza. Dopo l’attentato, si è fermato alla soglia, alla demarcazione fra vita e morte: per questo è stato capace di perdonare di cuore ascoltando con lo stesso interesse, attenzione, partecipazione, come di fronte a qualunque peccatore, le parole del suo attentatore.
Forse gli “amici di Dio” si intuiscono a vicenda. Il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta, a novembre del 1979, in un Corso di Esercizi Spirituali, diceva ai suoi ascoltatori: “Mi sembra che siamo dentro una “tempesta” che lo Spirito sta chiedendo insistentemente alla Chiesa, soprattutto attraverso il Sommo Pontefice con gesti insoliti che ancora è difficile poter definire”. Più di una volta il Vescovo Giaquinta ha fatto riferimento alla “carismaticità” di Giovanni Paolo II, che da parte sua ha condiviso pienamente “l’alto ideale” che muoveva ambedue: la vocazione universale alla santità e la misura alta della vita cristiana.
Beato Giovanni Paolo II, ora nel Cielo, ti affidiamo la nostra fedeltà al tuo invito a “dirlo a tutti”, con la gioia che ci hai comunicato, con l’impegno cui ci hai richiamato.

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