GMG 2011 PER PREPARARSI INSIEME – primo sussidio

due sussidi di riflessione sui temi della GMG 2011

1. Radicati e fondati in Cristo…(Col 2,7)

Questa storia è stata scelta per introdurre la riflessione sul tema della Gmg e aiuta a comprendere la suddivisione dei sussidi. Leggere e riflettere.

Gli alberi

Il nonno teneva per mano il nipotino e indicava i poderosi alberi del viale. Raccontava che niente è più bello di un albero.

«Guarda, guarda gli alberi come lavorano! ».

«Ma che cosa fanno nonno?». «Tengono la terra attaccata al cielo! Ed è una cosa molto difficile. Osserva questo tronco rugoso. È come una grossa corda. Ci sono anche tanti nodi. Alle due estremità i fili della corda si dividono e si allargano per attaccare terra e cielo. Li chiamiamo rami in alto e radici in basso. Sono la stessa cosa. Le radici si aprono la strada nel terreno e allo stesso modo i rami si aprono una strada nel cielo. In entrambi i casi è un duro lavoro!». «Ma, nonno, è più difficile penetrare nel terreno che nel cielo!». «Eh no, bimbo mio. Se fosse così, i rami sarebbero belli dritti. Guarda invece come sono contorti e deformati dallo sforzo. Cercano e faticano. Fanno tentativi tormentosi più delle radici». «Ma chi è che fa fare loro tutta questa faticaccia?». «È il vento. Il vento vorrebbe separare il cielo dalla terra. Ma gli alberi tengono duro. Per ora stanno  vincendo loro».

(Bruno Ferrero, C’è ancora qualcuno che danza)

LE RADICI

Dal Vangelo secondo Luca  (6, 47-49)

Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande”.

Dal libro della Genesi (12, 1– 8)

Il Signore disse ad Abram: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”.

Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan e Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei.

Il Signore apparve ad Abram e gli disse: “Alla tua discendenza io darò questa terra”. Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso. Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore.

La parola del Papa, voce della Chiesa, ci suggerisce qualche punto di riflessione per approfondire il tema della Gmg

IL TRONCO

Dal messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XXVI GMG 2011

“Radicato” evoca l’albero e le radici che lo alimentano; “fondato” si riferisce alla costruzione di una casa.

La prima immagine è quella dell’albero, fermamente piantato al suolo tramite le radici, che lo rendono stabile e lo alimentano. Senza radici, sarebbe trascinato via dal vento, e morirebbe. Quali sono le nostre radici? Naturalmente i genitori, la famiglia e la cultura del nostro Paese, che sono una componente molto importante della nostra identità. La Bibbia ne svela un’altra. Il profeta Geremia scrive: “Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti” (Ger 17,7-8). Stendere le radici, per il profeta, significa riporre la propria fiducia in Dio. Da Lui attingiamo la nostra vita; senza di Lui non potremmo vivere veramente. “Dio ci ha donato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio” (1 Gv 5,11). Gesù stesso si presenta come nostra vita (cfr Gv 14,6). Perciò la fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo, è l’incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l’esistenza un dinamismo nuovo. Quando entriamo in rapporto personale con Lui, Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si realizza in pienezza.

Come le radici dell’albero lo tengono saldamente piantato nel terreno, così le fondamenta danno alla casa una stabilità duratura. Mediante la fede, noi siamo fondati in Cristo (cfr Col 2,7), come una casa è costruita sulle fondamenta. Nella storia sacra abbiamo numerosi esempi di santi che hanno edificato la loro vita sulla Parola di Dio. Il primo è Abramo. Il nostro padre nella fede obbedì a Dio che gli chiedeva di lasciare la casa paterna per incamminarsi verso un Paese sconosciuto. “Abramo credette a Dio e gli fu accreditato come giustizia, ed egli fu chiamato amico di Dio” (Gc 2,23). Essere fondati in Cristo significa rispondere concretamente alla chiamata di Dio, fidandosi di Lui e mettendo in pratica la sua Parola. Gesù stesso ammonisce i suoi discepoli: “Perché mi invocate: «Signore, Signore!» e non fate quello che dico?” (Lc 6,46). E, ricorrendo all’immagine della costruzione della casa, aggiunge: “Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica… è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene” (Lc 6,47-48).

Cari amici, costruite la vostra casa sulla roccia, come l’uomo che “ha scavato molto profondo”. Cercate anche voi, tutti i giorni, di seguire la Parola di Cristo. Sentitelo come il vero Amico con cui condividere il cammino della vostra vita. Con Lui accanto sarete capaci di affrontare con coraggio e speranza le difficoltà, i problemi, anche le delusioni e le sconfitte. Vi vengono presentate continuamente proposte più facili, ma voi stessi vi accorgete che si rivelano ingannevoli, non vi danno serenità e gioia. Solo la Parola di Dio ci indica la via autentica, solo la fede che ci è stata trasmessa è la luce che illumina il cammino. Accogliete con gratitudine questo dono spirituale che avete ricevuto dalle vostre famiglie e impegnatevi a rispondere con responsabilità alla chiamata di Dio, diventando adulti nella fede. Non credete a coloro che vi dicono che non avete bisogno degli altri per costruire la vostra vita! Appoggiatevi, invece, alla fede dei vostri cari, alla fede della Chiesa, e ringraziate il Signore di averla ricevuta e di averla fatta vostra!

I santi, come stelle del cielo e come rami che si allungano sempre di più verso l’alto, ci accompagnano nel nostro cammino e con la loro vita ci aiutano ad innalzarci verso il cielo.

I RAMI

S. Rafael Arnaiz (1911-1938)

Nasce: il 9 aprile 1911 a Burgos, Spagna – Memoria liturgica: 26 aprile – Muore: all’età 27 anni – Canonizzato: l’11 ottobre 2009 da Papa Benedetto XVI. Conosciuto per: l’umiltà, l’abbandono alla volontà di Dio, il talento e la sensibilità artistica, la gioia, il grande senso dell’umore, il desiderio di vivere per amare Gesù, Maria e la Croce, il suo monastero trappista.

Imita il santo: rispondi subito alla chiamata del Signore, abbandonati nelle mani di Dio, abbraccia le sofferenze con gioia, e lascia che la tua felicità dimori in Dio.
Sapevi che? Dopo aver studiato architettura a Madrid, Rafael sentì che Dio lo stava chiamando alla vita monastica e chiese di entrare in un monastero trappista, dove fu ammesso il 15 aprile 1934. Dio volle metterlo misteriosamente alla prova con le sofferenze della malattia – diabete acuto – che lo costrinsero a lasciare per ben tre volte il monastero, dove però sempre ritornò con spirito fedele e generoso, rispondendo a quella che sapeva essere la chiamata di Dio.

Domande di riflessione

  • Riprendi le parti dell`albero e confrontale con la tua vita (com`è il tuo terreno, il tuo cuore? Come stai lasciando affondare le tue radici?…)

Impegno spirituale

Di fronte alle proposte che il mondo quotidianamente propone chiediamoci non tanto “che cosa c`è di male” quanto “che cosa c`è di bene”…per rimanere “Radicati e fondati in Cristo”.

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