Misteri dolorosi

Maria, infondi nella tua Chiesa la coerenza della fede per vivere l’oggi e guardare con speranza al domani.

1 Contempliamo la preghiera di Gesù nel Getsemani – Mt 26, 36-39.41

Se non siamo disposti a dare tutto ciò che serve per fare del bene gli uni agli al- tri, il peccato è ancora fra noi. Perciò è importante capire che l’amore, per esse- re vero, deve fare male. Devo essere disposto a dare tutto il necessario per non nuocere agli altri e, anzi, per fare loro del bene. Ciò richiede la mia disponibili- tà a dare fino a provare dolore. Giovanni Paolo II

Maria, insegnaci a mantenere l’onestà nel servizio e nell’amore.

2 Contempliamo la solitudine di Gesù che viene condannato a morte – Lc 18, 31-33

Gesù è lo sfrattato, non solo da una casa di mattoni e cemento. Il suo sfratto è quello della terribile solitudine. Una solitudine che ha il carattere di una malattia più grave di qualsiasi altra malattia di cui il corpo umano possa soffrire. Il male di sentirsi non amati, indesiderati, ignorati, di non aver nessuno a cui appartenere, costituisce la povertà im- mensa, la grave malattia di questi nostri tempi. Giovanni Paolo II

Maria, donaci l’umiltà e la capacità di agire con onestà anche quando rimaniamo soli.

3 Contempliamo la mitezza di Gesù coronato di spine - Gv 19, 1-5

La mitezza di Cristo emerge ancor più nel clima di violenza che gli altri creano in- torno a lui. Questa mitezza sembra fare di lui un sopraffatto, un vinto. È raggiun- to dalla violenza più forte che è la morte. Durante tutta la passione vive il con- trasto tra violenza irrequieta che lo circonda e il suo atteggiamento mite. È alla mercè di tutti. Giovanni Paolo II

Maria, insegnaci la mitezza di Gesù soprattutto quando la violenza ci assale.

4 Contempliamo la fedeltà di Gesù Crocifisso - Mt 27, 33-35.38

Mio amato. Mentre i carnefici forano i tuoi piedi e le tue mani, mentre subivi mille torture sulla croce, vedevi le mie colpe senza numero e tutte mie infedeltà. Quanto ti facevano soffrire! Ma sapevi pure, o mio Diletto, quanto un giorno ti avrei amato, sapevi che per renderti amore per amore, per consolarti, per guadagnarti anime, sarei stata pronta a darti mille volte la vita. Beata Elisabetta della Trinità

Maria, che sai comprendere e consolare il cuore dell’uomo, aiutaci a portare la croce con amore e a non chiuderci nella sfiducia o nel compromesso ma rendici disponibili alla rettitudine e alla solidarietà.

5 Contempliamo l’amore di Gesù che muore per noi - Lc 23, 44-46

Dinanzi ad un Dio trinitario che ci viene rivelato, noi adoriamo perché non possiamo com- prendere. Dinanzi a un Dio infinito, onnipotente, autosufficiente, infinitamente beato, che ci ama e diventa uomo per noi, che muore in croce per noi, che ci trasforma in se stesso, dinanzi a tutto questo non si può semplicemente adorare: si deve amare. Guglielmo Giaquinta

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