Nella malattia… consolazione

Idea luce

Il Signore ha promesso ai suoi discepoli che non li avrebbe mai lasciati soli: in ogni situazione della vita. Egli sarebbe stato vicino a loro inviando lo Spirito Consolatore che li avrebbe aiutati, sostenuti e confortati.

2Corinzi 1, 3-7

Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio.

Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sopportare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo.

La nostra speranza nei vostri riguardi è salda: sappiamo che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione.

Dio asciuga le nostre lacrime

Nei momenti di tristezza, nella sofferenza della malattia, nell’angoscia della persecuzione e nel dolore del lutto, ognuno cerca una parola di consolazione. Sentiamo forte il bisogno che qualcuno ci stia vicino e provi compassione per noi. Sperimentiamo che cosa significhi essere disorientati, confusi, colpiti nel profondo come mai avevamo pensato. Ci guardiamo intorno incerti, per vedere se troviamo qualcuno che possa realmente capire il nostro dolore. La mente si riempie di domande, ma le risposte non arrivano. La ragione da sola non è capace di fare luce nell’intimo, di cogliere il dolore che proviamo e fornire la risposta che attendiamo. In questi momenti, abbiamo più bisogno delle ragioni del cuore, le uniche in grado di farci comprendere il mistero che circonda la nostra solitudine. Quante lacrime  vengono versate ad ogni istante nel mondo, una diversa dall’altra; e insieme formano come un oceano di desolazione, che invoca pietà, compassione, consolazione. Le più amare sono quelle provocate dalla malvagità umana; le lacrime di chi si è visto strappare violentemente una persona cara; lacrime di nonni, di mamme e papà, di bambini… Abbiamo bisogno della consolazione che viene dal Signore, tutti ne abbiamo bisogno: invocare la consolazione di Dio che con la sua tenerezza viene ad asciugare le lacrime sul nostro volto. In questo dolore, noi non siamo soli.

Papa Francesco, Veglia di preghiera Per asciugare le lacrime”, 5 maggio 2016

 

Ci sono molti altri bisogni dei fratelli verso i quali Cristo si è curvato: ha ricercata la pecorella smarrita, ha accolto con festa il figliol prodigo, ha perdonato l’adultera e la peccatrice di Samaria insegnando così a noi la legge del perdono, ha consolato gli afflitti, ha dato la speranza dell’eterno, a tutti ha rivolto l’invito ad attingere all’acqua della vita immortale, agli affamati e agli assetati del divino ha lasciato il suo Corpo e il Sangue come cibo e bevanda.

Guglielmo Giaquinta, 1971, Fraternità

È una delle realtà e dei misteri più consolanti e affascinanti. Non siamo soli, orfani, giacché il Signore è con noi, nel nostro cammino, nella nostra vita, nella nostra storia. Anche nei momenti di buio e di difficoltà noi, e tutta la Chiesa, non dobbiamo dimenticare che Cristo è realmente presente tra noi. La sua parola che ormai noi possediamo, gli Apostoli, suoi rappresentanti, lo Spirito Santo, i sacramenti, ma soprattutto l’Eucarestia, ci donano, in forme e modi differenti, la presenza di Cristo e ci danno la certezza che non siamo orfani. Non siamo orfani giacché Gesù, che negli Apostoli ci ha chiamato suoi figlioletti, è sempre con noi come padre buono.

Guglielmo Giaquinta, Il Cenacolo

L’animo umano, nonostante il peccato originale, nonostante le colpe che forse hanno aggravato lo stato iniziale, è fatto a somiglianza, ad immagine di Dio. Dio è essenzialmente amore: così Giovanni lo ha definito. Se la Trinità ha fatto l’animo umano a sua somiglianza, vuol dire che esso è fatto di amore e per amare. È su questo punto centrale dell’animo umano, su questa zona sensibile che si chiama cuore, che si chiama amore, esigenza d’amore, attesa d’amore, è su questa zona più profonda, forse a volte pudicamente nascosta, ma reale, presente in ogni creatura umana, che noi dobbiamo puntare se vogliamo dare un minimo di speranza, di fiducia, di attesa, di certezza per il domani.

Guglielmo Giaquinta, La speranza

Signore, vuoi le mie mani per passare questa giornata aiutando i poveri e i malati che ne hanno bisogno? Signore, oggi ti do le mie mani.

Signore, vuoi i miei piedi per passare questa giornata visitando coloro che hanno bisogno di un amico? Signore, oggi ti do i miei piedi.

Signore, vuoi la mia voce per passare questa giornata parlando con quelli che hanno bisogno di parole d’amore? Signore, oggi ti do la mia voce.

Signore, vuoi il mio cuore per passare questa giornata amando ogni uomo solo perché è uomo? Signore, oggi ti do il mio cuore.

Santa Teresa di Calcutta

Approfondimenti

  • Quali “malattie” prendo in considerazione nella mia vita? Quali sono le fragilità (morali, fisiche, legate ai sentimenti …) che riconosco come mie?
  • Provare com-passione è qualcosa che mi appartiene o la lascio attuare ad altri?
  • Ho vissuto la gratuità della vicinanza di Dio e dei fratelli? Come mi sono sentito? Ha prevalso la sofferenza per la dipendenza da qualcuno o ho provato gioia, abbandono, confidenza, gratitudine?
  • Anche in una situazione di mia difficoltà/malattia ho provato a mettermi a disposizione dei miei fratelli o sono rimasto al centro del mio mondo?
  • Siamo una comunità di consolati che consolano?
  • Siamo animati dalla perseveranza?

SEGNO DA VIVERE INSIEME

La comunità programma ed effettua una serie di visite a malati (a casa o in ospedale) da svolgere nel successivo periodo quaresimale; può essere utile prendere contatto con le associazioni di volontariato che spesso operano negli ospedali per una miglior comprensione delle necessità dei malati stessi. Tali visite possono essere ripetute nel tempo, se e come possibile. Si prendano in considerazione anche altre situazioni di difficoltà.

 

Si cerchi comunque di stare vicino anche ai parenti dei malati. Un incontro finale raccolga i frutti di tale impegno.

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